Giorno del Ricordo: a Palazzo Celio, sede della Provincia, si è svolta la cerimonia di commemorazione

Deposta una corona d’alloro in Piazza Palatucci, in memoria dell’ultimo Questore di Fiume, nel 74° anniversario della morte.

ROVIGO – Lunedì 10 febbraio il capoluogo polesano ha celebrato il Giorno del Ricordo. Prima della cerimonia ufficiale, tenutasi a Palazzo Celio, è stata posta in piazza Palatucci, una corona d’alloro in memoria di Giovanni Palatucci medaglia d’oro al valor civile, Giusto tra le nazioni, nel 74° anniversario della morte.

Subito dopo, nella sala consiliare della Provincia, si è svolta la Commemorazione del genocidio, dell’esodo degli italiani dai territori istro-fiumano-dalmati e dell’ultimo Questore di Fiume: Giovanni Palatucci, Servo di Dio, Giusto fra le Nazioni, M.O. al Valor Civile.

Ad aprire i lavori è stato Flavio Ambroglini, presidente del Comitato Palatucci, che in seguito ha relazionato sul tema: Giovanni Palatucci: “Gli Ebrei salvati dall’ultimo Questore di Fiume”.

Per l’amministrazione comunale era presente l’assessore Mirella Zambello che ha dichiarato: «A pochi giorni dalla memoria della Shoah ricordiamo oggi le vittime delle stragi compiute dai partigiani jugoslavi di Tito. Migliaia di italiani, dalmati, istriani, friulani, uccisi nelle cavità carsiche del Friuli Venezia Giulia. Altre migliaia di persone costrette a lasciare la terra dove vivevano o erano vissuti. Ad orrore si aggiunge orrore. Siamo quindi qui per testimoniare il ricordo di questi fatti criminali, perché questo sia di monito per noi e per le giovani generazioni. Tante volte abbiamo detto basta, che questo non accada più, invece ancora oggi accade in tante parti del mondo per questioni etniche, religiose, politiche. Allora ci chiediamo quanto strada deve ancora fare l’uomo per capire che siamo tutti fratelli e sorelle».

«I fatti accaduti, devono essere compresi e studiati proprio per ricordare – ha proseguito l’assessore Zambello – Se studiamo bene la storia, che anche oggi vediamo ripetersi, si può vedere che hanno colpito le persone più inermi ed è la prova che a soffrire sono sempre gli ultimi, le persone più fragili. Allora ancora una volta qui insieme non giriamo la testa da un’altra parte, lasciamoci coinvolgere, studiamo questi fatti storici per comprendere meglio le persone che ogni giorno lottano contro le diseguaglianze, combattiamo l’odio, la violenza verbale, fisica e soprattutto con sfondo razziale e politico e cerchiamo insieme di avere pensieri di pace, di accoglienza nei confronti delle persone più bisognose che bussano anche alle nostre porte. In questo modo potremo versare la nostra goccia di pace per essere cittadini più responsabili e per contribuire alla civile convivenza e ad un mondo più giusto e solidale».

La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.