Quale futuro per la pesca veneta? Se ne è parlato a Ca’ Vendramin

Coldiretti Impresa Pesca, in collaborazione con Unife e Cur, ha organizzato lo scorso 4 giugno una tavola rotonda sulle tematiche della pesca all’ex idrovora; presente anche la Regione Veneto

La pesca si incontra e scontra tra normative europee di protezione di specie e soffocamento delle lagune per mancati interventi. Tutti d’accordo sul fatto che il futuro non è solo divieti, ma coinvolgimento dei portatori di interesse.

Taglio di Po (RO) – Vivificazione delle lagune, Sic, diritti esclusivi di pesca e la nuova carta ittica regionale sono stati i temi al centro della tavola rotonda organizzata da Coldiretti Impresa Pesca Rovigo in collaborazione con l’Università di Ferrara e il Consorzio università Rovigo a Ca’ Vendramin il 4 giugno scorso. Il tema della mattinata era “La pesca veneta: stato dell’arte e prospettive future”; oltre agli addetti ai lavori, tra il pubblico presenti i pescatori e gli studenti dell’Ipsia di Porto Tolle che tra i banchi hanno affrontato questi argomenti di stretta attualità grazie al nuovo indirizzo scolastico dell’istituto dedicato alla pesca.

A fare gli onori di casa è stato Adriano Tugnolo, presidente della Fondazione Ca’ Vendramin; si è aperta poi la prima parte dedicata ai saluti con il sindaco di Taglio di Po, Francesco Siviero, seguito dal presidente del Cur Mauro Venturini, dal presidente del Gac Chioggia e Delta del Po, Roberto Pizzoli, dal presidente del Distretto ittico di Rovigo e Chioggia, Massimo Barbin e del direttore di Coldiretti Rovigo, Silvio Parizzi. Un saluto è stato portato anche dall’assessore regionale Cristiano Corazzari e dalla consigliera Patrizia Bartelle.

Si è passati alla seconda parte della giornata dedicata alla tavola rotonda coordinata da Alessandro Faccioli, responsabile Coldiretti pesca Rovigo. Il primo a prendere parola è stato Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di Bonifica Delta Po che ha analizzato quanto è accaduto nelle nostre lagune negli ultimi decenni, tramite materiale storico di grande interesse e quali legge sono intervenute negli anni per definire le competenze della manutenzione delle lagune. «È sempre stata una lotta continua tra uomo e natura – ma oggi di cosa abbiamo bisogno? Continuare a mantenere le nostre lagune, con pali, scanni, barene artificiali e blocco dell’erosione. L’interruzione degli interventi e dei finanziamenti hanno portato inevitabilmente al soffocamento delle lagune e al conseguente calo di produzione. Ma non si deve pensare solo alla laguna come luogo di pesca e di attività commerciale, queste aree sono anche paesaggio, habitat e creano turismo, tutto un indotto che si riversa sul territorio, le lagune sono qualcosa di più. Per questo abbiamo raccolto modelli matematici dovuti a studi e simulazioni, perché per progettare serve conoscenze e competenza, ma anche umiltà».

Stefania Busatta, biologa componente della direzione regionale Agroambiente, caccia e pesca,  ha analizzato “La nuova carta ittica regionale” e ha ripercorso il procedimento dalla direttiva dell’Unione Europea del 2016 fino all’ultimo incontro di marzo a Zagabria con la Commissione europea. «Si sta cercando di creare uno strumento concreto per unire la protezione dell’ambiente e delle due specie che sembrano essere in pericolo e le esigenze di un territorio che cambia molto velocemente. È complesso, ma sono già in suo delle buone prassi che ci permettono di mettere in atto misure di conservazione come richiesto dall’Ue. La Sic individuata è tra le 6 e 9 miglia e la perimetrazione riguarda 200 chilometri quadrati per la regione Veneto».

Cristiana Fioravanti, docente ordinario di diritto dell’Unione Europea dell’Università di Ferrara ha spiegato cosa si insegna nel suo corso di diritto della pesca e quanti studenti sono stati coinvolti in questi anni. Si è complimentata con la Busatta perché «c’è stato il meccanismo di coinvolgimento tra impianto normativo e concretizzazione pratica, non un’avversione di principio».

«L’interazione tra pesca e ambiente è sempre stata difficile, ancora di più quando scarseggiano le risorse perché si creano conflitti – ha concluso la Fioravanti – ma usando meglio la partecipazione e il dialogo tra chi studia e coloro che compongono il mondo della pesca si può incidere e intervenire, perché la materia giuridica europea è flessibile e ce lo permette. È difficile tenere insieme lavoro, economia e ambiente, ma è una sfida; si può dare una risposta diversa superando le difficoltà e le ritrosie. Gli Stati dell’Unione possono dare voce alle richieste dei pescatori per togliere questo senso di disagio che arriva quando si parla della conservazione siti».

Al termine della tavola rotonda molto spazio è stato dato al pubblico; sono intervenuti Fabrizio Boscolo presidente della cooperativa pescatori Villaggio, Angelo Stoppa presidente della cooperativa pescatori Adriatico e componente della Legacoop, Roberto Simoni docente dell’Università di Ferrara e Lorenzo Carnacina della Federazione italiana della caccia.