Un cambiamento che ci riporta indietro di 50 anni

Anche FIAB Rovigo prende posizione sul comma 103 della Legge di stabilità recentemente approvata dall’attuale Governo che ci porta indietro di 50 anni su mobilità sostenibile e tutela dei centri storici

Rovigo, Piazza Vittorio Emanuele II

ROVIGO – La modifica al Codice della Strada, di recente approvazione,  ha introdotto una norma, il comma 103 dell’articolo 1, che obbliga i Comuni a consentire “in ogni caso” a tutte le auto elettriche e ibride la circolazione nelle aree pedonali e nelle ZTL. Tale norma,  sostanzialmente, scalza i sindaci nella possibilità di decidere come gestire le strade e il traffico della città che amministrano, in definitiva sovrapponendosi ai Regolamenti comunali .

A  parere dell’Associazione Amici della bici di Rovigo, che sostiene e promuove  la mobilità sostenibile, questo intervento  riporta indietro il Paese di almeno 50 anni e, senza tenere  minimamente conto delle infauste conseguenze, cancella i risultati raggiunti in decenni su mobilità sostenibile e tutela di piazze e strade delle città italiane, a danno di abitanti, commercianti, turisti e monumenti, compromettendo la sicurezza delle persone. La previsione è facile da immaginare: centri storici invasi da traffico e parcheggio selvaggio di auto e auto in più.

È già sotto gli occhi di tutti, nella nostra città, che le centrali  Piazza Vittorio Emanuele, Piazza Garibaldi, Via Cavour, Via Angeli, Piazza Merlin, per fare alcuni esempi,  sono scambiate per parcheggio di fatto, e che la circolazione di automezzi  sia qui sempre più diffusa. Occorrerebbe ridurre i permessi di circolazione, sempre presupponendo che tutti questi mezzi circolanti ne siano provvisti, anziché allargarne l’utilizzo perché questi spazi vanno restituiti ai cittadini; si assiste invece, e ancora prima dell’approvazione della  legge del cambiamento ( a ritroso), la sempre più diffusa consuetudine di occupare piazze e vie del centro storico.

Con l’approvazione del comma 103 della Finanziaria 2019 la motorizzazione verrà ancora più incentivata, occuperà spazio urbano, toglierà sicurezza e vivibilità alle città. La “novità” legislativa consente che automobili elettriche e ibride possano entrare liberamente all’interno di aree pedonali e Zone a Traffico Limitato (ZTL) che sono attualmente le uniche protezioni ai centri storici, ai monumenti, alle persone. A chi sostiene che le auto elettriche e ibride non inquinano, e per queste ultime va ricordato che, se pur in misura ridotta, usano anche motori tradizionali, FIAB risponde che si prospetta la inaccettabile visione dell’aumento del traffico nei centri storici delle città, a prescindere dall’impatto ambientale dei veicoli.

A seguito della denuncia di FIAB  e di tante altre associazioni a livello nazionale,  del tamtam attraverso i social media e  delle reazioni negative degli Assessori di  importanti Comuni come Milano, Bologna, Torino, Roma e di molte altre città  come la vicina Ferrara, costretto ad un dietrofront sul tema, il Sottosegretario ai Trasporti Michele Dall’Orco si è impegnato a rivedere la norma dichiarando  che al Governo saranno  “pronti a rivedere la norma al primo provvedimento utile”.

In attesa  del “primo provvedimento utile” (per il quale non è al momento nota alcuna tempistica, mentre in una nota lo stesso Dell’Orco annuncia – e ammette – che ci sono interpretazioni “errate e erronee” e ventila la possibilità di accesso alle ZTL solo per i veicoli elettrici), FIAB manifesta tutta la preoccupazione per  una politica che  vuole “realmente rispondere alla necessità di far sviluppare il mercato dell’elettrico”  mentre ripropone gli stessi errori commessi quando si doveva sviluppare l’industria dell’auto in Italia (e non solo) negli anni del boom economico. Anche allora si sono fatte politiche per permettere a tutti di acquistare un’auto, dando il via libero alle storture che stiamo vivendo oggi nelle nostre città che sono state profondamente modificate negli assetti urbanistici, togliendo anche marciapiedi e spazio alle persone  per fare posto a strade, parcheggi, pompe di benzina ( domani saranno colonnine per la ricarica  elettrica) a ridosso di piazze di paese, e poi nuove strade extraurbane per portare nuovo traffico nelle città che nel frattempo si andavano spopolando verso una periferia che non offriva alcun servizio di trasporto pubblico.

Il nuovo  tipo di auto che si andrà ad incentivare, a parte la propulsione, ha tutte le caratteristiche dei vecchi modelli. Questi veicoli  sono diversi solo nella trazione ma  ripropongono tutti i problemi che, faticosamente in questi anni, i sindaci più illuminati hanno tentato di arginare ponendo dei limiti come le ZTL o le aree pedonali.

Le auto elettriche possono forse inquinare di meno (da verificare che questa affermazione sia del tutto vera), ma non risolvono minimamente i problemi di congestione, occupazione dello spazio urbano, sicurezza di chi si muove a piedi e in bici, rallentamento dei mezzi pubblici, degrado di strade, piazze e monumenti.  Anzi, li aggravano, se lasciate libere in modo indiscriminato di accedere in qualunque ZTL, le quali Zone sono aree pensate non solo contro l’inquinamento, ma anche e soprattutto per liberare i centri delle città dall’invasione di traffico e parcheggi e per spingere  le persone a lasciare a casa auto e moto e spostarsi con la mobilità pubblica e ciclo-pedonale.

L’assurda norma appena approvata ci riporta indietro fino al 5 luglio 1965, giorno in cui l’allora sindaco della Città di Siena, Fazio Fabbrini, istituì la prima Zona a Traffico Limitato d’Italia impedendo l’accesso alle auto in Piazza del Campo.

Per questa scelta innovativa, 13 giorni dopo, Fabbrini fu costretto alle dimissioni. Da quella intuizione, il nostro Paese ha impiegato 53 anni per riuscire ad ottenere una limitazione del traffico nel 95% della superficie dei  centri storici mentre sono bastati 9 mesi di governo del cambiamento per azzerare il tutto.

La legge che favorisce l’invasione del centro e  preferisce dare spazio alle macchine, anziché restituirlo  ai cittadini, è una legge non da cambiare ma semplicemente e integralmente da cancellare.