1 febbraio, Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo

“Stop alle bombe civili”

Mustafa, il bambino della foto che ha commosso il mondo (Foto: Mehmet Aslan )

ROVIGO – Il Comune di Rovigo sostiene la “Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo”, che si celebra il primo febbraio, come previsto dalla legge 25 gennaio 2017, n°9. “Stop alle bombe civili”, è la campagna nazionale lanciata  dalla Rete internazionale International Network on Explosive Weapons (INEW), a cui hanno aderito anche la Campagna Italiana contro le Mine, in collaborazione con le sezioni territoriali dell’ANVCG.

L’uso delle armi esplosive sui civili, e delle mine nelle aree urbane e non solo, provoca volontariamente danni sulla popolazione che si protraggono per tutta la vita degli individui che ne rimangono vittima, portando con sé negli anni, il dolore e la memoria della guerra vissuta e le conseguenze sociali che causano le menomazioni, come la perdita della possibilità di lavorare e mantenere se stessi o la famiglia. Un danno al singolo, che si ripercuote sull’economia dei paesi o dei popoli coinvolti.

L’immagine riportata sopra, come spiega l’assessore alle Pari opportunità Erika Alberghini, testimonia queste estreme conseguenze, catturando comunque un attimo di felicità e di voglia di vivere, strappata all’inciviltà e alla miseria della guerra. Lo scatto, intitolato “Hardship of life”, realizzato dall’artista turco Mehmet Aslan in un campo profughi, è diventata l’immagine simbolo della sanguinosa tragedia che sta dilaniando la Siria e ha consentito a questa famiglia di essere accolta per sempre a Siena e curata, per superare le mutilazioni con le necessarie protesi, grazie alla Caritas diocesana.

«Vogliamo aderire alla campagna organizzata dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – afferma Alberghini – per sensibilizzare al problema, anche ricordando che l’Italia promuove, secondo i principi dell’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra. Ma intanto fabbriche di armi trovano collocazione nel nostro paese, un’industria che andrebbe riconvertita».