Adria: si terrà lunedì 8 febbraio il prossimo Consiglio Comunale

Il sindaco di Adria, Omar Barbierato

Adria (RO) – È stato spostato alle 20.30 di lunedì 8 febbraio prossimo, il Consiglio Comunale già fissato per il 10 febbraio. A darne notizia il presidente del consiglio Franco Bisco, su richiesta della maggioranza civica guidata dal sindaco Omar Barbierato

«La variazione della data del pubblico consesso urgente – rende noto la maggioranza civica – consentirà a tutti i consiglieri, di poter vagliare e proporre osservazioni nella trattazione del 4° punto all’ordine del giorno che doveva essere trattato nella seduta pubblica del 4 febbraio». Un Consiglio Comunale andato in onda ieri sera nel canale YouTube del Comune, dalle ore 20 e fino a notte inoltrata.

«Mi augurocommenta il sindaco Omar Barbieratoche la decisione di anticipare il Consiglio Comunale possa essere motivo per una collaborazione più proficua tra tutte le forze politiche rappresentate nel civico consesso e un cambio di passo a favore del bene comune per una mozione condivisa che potrà entrare in vigore nel Giorno del Ricordo, previsto appunto il 10 febbraio».

Una giornata dedicata alle vittime delle foibe e all’eccidio della popolazione italiana istriano-dalmata. Istituita con la Legge n. 92 del 30 Marzo 2004, la ricorrenza vuole ricordare e onorare le migliaia di persone (tra istriani e triestini, italiani, ma anche slavi, antifascisti e fascisti), che, negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito.

C’è stato un tempo, infatti, in cui a fuggire dagli orrori della guerra verso il sogno di una vita migliore erano proprio gli italiani, in particolare le popolazioni della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, terre passate alla Jugoslavia del maresciallo Tito alla fine della II Guerra Mondiale, in seguito al Trattato di Parigi del 10 Febbraio 1947. L’esodo istriano, l’epurazione forzata di tutti gli individui di etnia italiana residenti in quelle terre, interessò almeno 300mila persone e fu accompagnato da un vero e proprio sterminio.

Molti, dopo i rastrellamenti e le persecuzioni di Tito, furono deportati in campi di concentramento dove subirono atroci torture come vendetta contro il tramontato regime fascista e, soprattutto, per imporre il nuovo regime filocomunista, eliminando ogni possibile forma di resistenza. Ma la maggior parte di questi disperati venne gettata dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le foibe, appunto, voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua.