Al Censer di RovigoFiere chiude con successo “Tensioni 2021”

Nella seconda giornata, le periferie disegnate da Carlo Massari e l’indagine sull’identità multipla di Giovanni Boniolo

Studenti del Liceo Scientifico "Paleocapa" (Foto di Valentina Zanaga)

ROVIGO – Un successo senza precedenti per il festival Tensioni 2021-Geografia delle relazioni: identità e genere, che ha chiuso i battenti domenica sera fra gli applausi degli ultimi spettatori alla proiezione del corto di Maria Iovene “In her shoes”.

Complice forse la tematica, attuale e poco trattata, diverse centinaia di persone hanno assistito agli eventi, anche ritornando più volte al Censer o sostando negli spazi dell’immenso ex zuccherificio che si è trasformato per due giorni in una vera piazza culturale. Un caleidoscopio di storie del festival, quelle dei protagonisti delle performance artistiche o dei dibattiti sul palcoscenico, ma anche quelle delle figure del backstage (non ultimi gli eleganti allievi dell’Ipseoa Cipriani di Adria nelle loro divise rosse, alla ricezione), sono state raccontate, in tempo reale, dagli studenti delle classi quarte del Liceo classico Celio di Rovigo, promossi addetti stampa a tempo pieno sul campo, che hanno redatto con sorprendente competenza e sensibilità la webzine del festival, che resterà in rete su www.lafabbricadellozucchero.com/webzine-tensioni-2021 Gli studenti del Liceo scientifico Paleocapa di Rovigo, hanno invece raccontato il festival attraverso la webradio.

Andrea Zanforlin con il gruppo “Odissea delle diversità” (Foto: Valentina Zanaga)

Un festival costellato di presenze importanti e piacevolmente destabilizzanti per i loro messaggi: nella seconda giornata il corto e la performance di Andrea Zanforlin, attore rodigino di teatro-terapia con un gruppo di ragazzi disabili del progetto “Odissea delle diversità”; la discriminazione raccontata dal Clan Sirio del Gruppo scout Rovigo 2 in Tocca al(la) mia storia. Molto applaudito l’intervento della regista Diana Anselmo, con il corto sullo sguardo Autoritratto in 3 atti e la presentazione dell’innovativo progetto dell’Associazione “Al di qua artists”, primo collettivo di artisti disabili autogestiti a livello europeo.

La regista Diana Anselmo (Foto: Valentina Zanaga)

«Cosa ti rende disabile? – ha chiesto Diana Anselmo, rivelando la sua sordità congenita – c’è un termine unico per tutto ciò che è diverso da ‘maschio, bianco, etero, cis, abile, sano’, invece le esperienze disabilitanti sono tante e diverse. E se non c’è un termine che ti definisce, tu non esisti. Infatti di disabilità parlano, legiferano, discutono, traggono ispirazione sempre gli altri. Vogliamo smettere di essere eccezioni».

«Tra gli scopi della nostra associazione – ha spiegato la regista – c’è di andare a spiegare a tutti che abbiamo bisogno di accessibilità. Per il pubblico: rampe, interprete in lingua segni e traduzione in braille non sono sufficienti; per gli artisti: nessuno ha mai pensato a rendere accessibili con rampe i palchi, per esempio, perché gli artisti disabili non sono previstima anche nella formazione degli artisti. Noi esistiamo, non corrispondiamo tutti allo stereotipo ‘maschio, bianco, in sedia a rotelle’. E abbiamo dei diritti, di cui noi stessi non siamo quasi abituati a pretendere, perché tutto intorno dice il contrario».

L’intervento di Giovanni Boniolo (Foto: Valentina Zanaga)

Talk clou della domenica è stato il tema Molti: discorso sulle identità plurime di Giovanni Boniolo, docente di Filosofia della scienza all’UniFe. «Tutti noi siamo identità diverse perché apparteniamo a gruppi sociali diversi, altrimenti non avremmo alcun tipo di vita sociale», ha detto lo studioso. «Io sono nel gruppo dei docenti universitari – ha spiegato – ma anche in quello dei cittadini di Rovigo, sono padre e sono marito…». Poi ha aggiunto: «Enfatizzare un’appartenenza è un errore perché si appartiene anche ad altri gruppi, ed ogni gruppo ha le sue regole da rispettare».

«Solo noi – ha concluso lo studioso – sappiamo i veri motivi per cui apparteniamo o non apparteniamo. Quindi, ogni sera, bisognerebbe indagare chi siamo per noi stessi, non chi siamo per gli altri. Basta farsi le domande giuste: a quali gruppi appartengo, come mi correlo coi gruppi cui appartengo, come reagisco ai casi accidentali, come conosco (studio, ricerco) i gruppi cui appartengo».

Carlo Massari (Foto: Valentina Zanaga)

Provocazione di tutt’altro genere con il grande coreografo e danzatore Carlo Massari di C&C company nel suo ultimo lavoro A peso morto: una performance site-specific graffiante, una sorta di fotogramma di una periferia senza tempo e identità. In scena il personaggio base di tutta una galleria: l’anziano. Rugoso e incerto residuato di una periferia che cambia e si evolve nell’inutile definizione di “città metropolitana”, noncurante e dimentica di chi ha abitato le zone marginali. Nel vuoto della memoria resta un corpo caduto in disgrazia, malinconico, che aspetta solo che qualcuno si accorga di lui: ma il pubblico non può aiutarlo. Una fisicità che alterna lunghi momenti di staticità a improvvisi cedimenti, dinamiche e antidinamiche, distorsioni, disadattamento. Una profonda indagine sui cambiamenti e le dinamiche sociali che scuote gli spettatori.

Ma il festival Tensioni si è animato di tante presenze “fuori programma”. Lettori di “Rovigo città che legge” e musicisti che animavano gli intermezzi tra un evento e l’altro. Un cenno merita l’elegante e leggiadro “Team delle arpiste di Ariano nel Polesine, di bianco vestite, presenti con cinque strumenti tra arpe a pedali e celtiche (delle trenta del gruppo). Un intervento artistico che ha fermato il respiro del Censer e fatto girare tutti verso il suono celestiale e assolutamente inusuale di tante arpe accordate tra loro. Dirette dalla maestra Sabrina Baratella, insegnante della secondaria ad indirizzo musicale dell’Ic Turolla di Ariano e Corbola, unica classe di arpa in Polesine alle scuole medie, si sono esibite Andrea Vittoria Bellini, Vittoria Angoni, Camilla Frigato ed Elisa Stefanini, tutte studentesse di conservatorio.

Il “Team delle arpiste” di Ariano nel Polesine (Foto: Valentina Zanaga)

Il Festival Tensioni è ideato ed organizzato dallo staff de La fabbrica dello zucchero, col coordinamento di Claudio Ronda, assegnataria del contributo della Regione Veneto POR FESR 2014-2020, Asse 3. Azione 3.5.1 Sub-Azione C, Bando per l’erogazione di contributi strutturali per le imprese culturali, creative e dello spettacolo; è realizzato in collaborazione con Censer Rovigo Fiere, Ente Rovigo Festival, Associazione balletto Fabula saltica, Consorzio universitario di Rovigo, Liceo scientifico statale Pietro Paleocapa di Rovigo, Liceo statale Celio-Roccati di Rovigo e Istituto professionale di Stato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera Cipriani di Adria; l’iniziativa è sostenuta da Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Rovigo cultura  e Comune di Rovigo; sponsor Asm Set Rovigo; sponsor tecnici Rovigo Convention & visitors Bureau, Cat Imprese Rovigo e Ida identity Atlas. Si ringrazia Rovigo città che legge.