Ambiente. Il primo via libera al fotovoltaico a terra di Loreo

Coldiretti Veneto: «Inaccettabile! Sì, allo sviluppo delle energie rinnovabili. No, ai grandi impianti di investitori che consumano suolo agricolo»

Veduta aerea dell'area del parco fotovoltaico di Loreo

ROVIGO – «Incredulità e forte disappunto». Questo è il primo giudizio di Coldiretti Veneto, appresa la notizia del parere positivo, pur con qualche prescrizione, espresso oggi dalla Conferenza dei servizi all’impianto fotovoltaico a terra di Loreo, sulla base del quale la Regione dovrà assumere il provvedimento definitivo.  Si tratta di un impianto che consumerà oltre 50 ettari di coltivazioni, pari alla superficie di 75 campi di calcio, a ridosso di una delle aree di maggior pregio del Veneto nei pressi del Parco del Delta del Po.

«Attendiamo il provvedimento definitivo, ma certamente non staremo con le mani in mano senza escludere ogni tipo di iniziativadichiara Carlo Salvan, presidente Coldiretti RovigoLo dobbiamo al territorio e ai nostri soci che insieme a noi si oppongono a interventi come questi che sottraggono di fatto il loro lavoro, checché ne dicano gli “esperti”».

C’è fortissima preoccupazione perché oltre a Loreo, giacciono negli uffici regionali altri progetti che interessano tutto il territorio regionale e che – se approvati – coinvolgeranno altri 200 ettari che si aggiungono ai 671 già consumati per fare posto ai parchi solari a terra. Sono sempre di più gli enti, le società finanziarie non agricole con dietro soggetti anche stranieri che investono su questa fonte rinnovabile adducendo interessi green e camuffando le operazioni come promozione di una cultura agro energetica a scapito delle imprese agricole che, con il terreno, operano per scopi naturali, per progetti di sviluppo ecosostenibili autentici legati alla qualità delle produzioni e degli allevamenti, annientando la biodiversità decantata a parole.

Il tutto mentre aumenta la schiera di nuove generazioni di agricoltori che cercano proprio la disponibilità di terra per realizzare il proprio futuro e si vedono sottrarre questa opportunità. Chiediamo alla Regione del Veneto di bloccare questo scempio. Se non lo dovesse fare annullerebbe sé stessa lasciando alla mercé delle neonate lobby la risorsa fondiaria veneta. Le motivazioni per respingere questi interventi ci sono e noi lo abbiamo evidenziato in un documento di 26 pagine redatto con il supporto dei migliori consulenti.

«La nostra posizione è chiara – aggiunge Salvan – no al fotovoltaico a terra, si allo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili utilizzando tetti e aree dismesse non agricole, si ai micro impianti fatti dagli agricoltori come attività connessa a quella agricola, in funzione dell’autoconsumo aziendale. Non può esserci in questo senso alcuna concessione allo spreco di suolo agricolo che proprio al Veneto è costato già 230mila ettari in termini di superficie coltivabile. Non dimentichiamo a questo proposito che tutto ciò avviene mentre in Consiglio regionale è avviata la discussione della proposta di legge numero 41, un pdl che individua le aree dismesse e non agricole idonee all’installazione limitata di pannelli solari».

«Se la Regione del Veneto dovesse confermare il parere della Conferenza dei Servizi – conclude Salvan – si realizzerà un danno per il territorio e per la produzione agricola, un impatto negativo per il paesaggio, un’alterazione all’assetto fondiario, il colpo di grazia alla biodiversità, riducendo la presenza dell’imprenditoria agricola, che sarà ridotta nel migliore dei casi a contoterzismo».