Giuseppe Battiston ospite al Cinema Duomo per la presentazione del suo film “Io vivo altrove!”

L'attore, che debutta alla regia, sceglie la leggerezza e l'ironia per raccontare una storia che parla a tutti

Sofia Teresa Bisi con Giuseppe Battiston (Foto: Cristina Sartorello)

ROVIGO – Grande botto sabato 28 gennaio al Cinema Duomo a Rovigo per la presentazione del film “Io vivo altrove!”, diretto e interpretato da Giuseppe Battiston, presente alla prima proiezione della pellicola nella nostra città.

Io vivo altrove! è liberamente ispirato al romanzo di Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet, adattato ad un contesto nostrano perché ambientato nella campagna friulana. Giuseppe Battiston e Marco Pettenello, assieme autori del soggetto e della sceneggiatura del film rielaborano l’ultimo romanzo scritto da Flaubert, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1881. L’autore di Madame Bovary, mettendo alla berlina i protagonisti Bouvard e Pécuchet, portava avanti una dura critica al sapere enciclopedico. Qui invece, la loro storia assume tutt’altro sapore. Nascono così Biasutti e Perbellini: due solitudini che si incontrano e tra le quali nasce una solida amicizia e rispetto, perché si parlano dandosi sempre del Lei, tranne il momento in cui fanno a botte, allora passano al Tu. L’inguaribile ottimismo che anima i protagonisti può apparire da “deficienti”, come dice la signora Gina, interpretata da Ariella Reggio, ha del surreale; la vicina di casa è una donna arida, gentile solo col gatto e non con gli esseri umani.

Il persistere di Biasutti e Perbellini nonostante i fallimenti, convinti che le cose si sistemeranno e saranno a loro favore, con allucinanti approcci bucolici all’agricoltura, alla preparazione della loro birra nostrana, chiamata “Due”, a una illuminazione fai da te, decisamente da terzo mondo, delinea una vera e propria poetica dell’ottimismo, che vede le relazioni umane come salvezza dal dolore perpetuo e da un’esistenza squallida, un vero atto d’amore.

Io vivo altrove! può essere considerata come una fiaba, un film su ciò in cui si crede, sulla tristezza e sulla solitudine delle persone, con elementi tragicomici e grotteschi che mette anche in guardia dai falsi miti. Primo tra tutti, il mito della campagna, che si rivela fallace. La realtà della campagna, seppure dura, è per i due protagonisti migliore rispetto a quella che vivevano nelle loro esistenze cittadine con rapporti familiari inesistenti o cessati, e con un lavoro monotono di bibliotecari. In questa prima esperienza di Battiston come regista si sorride, più inteneriti che esilarati. Il film è pervaso da un velo di malinconia, da un senso di solitudine e dalla consapevolezza della vita che scorre veloce. Biasutti e Perbellini come due moderni cavalieri della tavola rotonda, cercano e riescono ad esorcizzare tutto ciò con la forza vitale che li contraddistingue, animati dal credo del non accontentarsi mai e di procedere sempre con spirito ecologico magico e salvifico.

Battiston per dare vita a una parte del paese che accoglie le gesta dei suoi eroi, ha scelto Valle di Soffumbergo, frazione collinare del Comune di Faedis, nel suo Friuli Venezia Giulia, nel cui borgo è attiva la Pro Loco più piccola d’Italia. Questo non è un film territoriale, ma una storia di amicizia; infatti nel la farmacista è francese, perché gli autori volevamo che nella comunità non ci fossero tutte persone di lì, ma provenienti anche da un altro luogo.

Nel prossimo film Battiston sarà meno presente, sarà solo attore: «Perché diventi matto a fare l’attore, il regista, il produttore e lo sceneggiatore contemporaneamente».

Menzione speciale alla fotografia con le stampe in bianco e nero di Emilia Mazzacurati. Per il regista la fotografia è un bell’oggetto, un bel fare, ed ha una età, è bella perché invecchia con te! Non esistono gli odierni troppi selfie, ma le stampe che ti porti con te, che sono i tuoi ricordi, lo specchio della tua vita.

Andiamo al cinema!