Il vescovo in visita tra gli ospiti del centro servizi anziani “Città di Rovigo”. Celebrata la Santa Messa

Mons. Pierantonio Pavanello: «non abbattiamoci, occorre tener duro»

Da sx: il Direttore CSA FAbio Quadretti, il Vescovo mons. Pierantonio Pavanello e l'Ad Stefano MAzzuccato

ROVIGOIl vescovo di Adria e Rovigo Pierantonio Pavanello ha visitato mercoledì 22 dicembre gli ospiti del centro servizi anziani “Città di Rovigo” celebrando messa e intrattenendosi tra gli ospiti per lo scambio di auguri natalizi.

«Voglio portare un messaggio di speranza e di fiducia – ha detto – Quello che stiamo passando è, per gli anziani ricoverati nelle strutture del territorio, un periodo molto duro soprattutto per la difficoltà di incontrare i familiari. C’è tanto vicinanza per loro, accompagnata dalla speranza di poter tornare quanto prima ad una situazione più aperta che permetta una maggiore presenza delle persone più care. La cura fisica va accompagnata con la cura degli affetti che non si può sospendere troppo a lungo».

L’invito del vescovo, per tutta la collettività, è quello di non lasciarsi abbattere dalla situazione in atto. «Occorre – ha detto – tanta forza d’animo per rispettare le indicazioni che ci vengono date dalle autorità ed evitare situazioni che possono aumentare il rischio di contagio, ma soprattutto per non lasciarsi scoraggiare. Non possiamo farci cadere le braccia proprio in questo momento, perché abbiamo fatto, come comunità, un buon cammino e non siamo nella stessa situazione in cui ci siamo trovati ad inizio pandemia, quando ancora non sapevamo cosa ci aspettava. Oggi abbiamo molte più conoscenze e molti più strumenti per difenderci: occorre tener duro».

Per quanto riguarda le prospettive sul futuro, il vescovo Pavanello coltiva, più che l’ottimismo, la speranza. «Questo perché la speranza è molto di più dell’ottimismo. Il secondo si fonda sullo stato d’animo, la prima, invece, si fonda sul dato della fede, sull’impegno di tante persone e sulla possibilità di avere a disposizione strumenti efficaci per combattere questa malattia». 

«Abbiamo ripreso una tradizione interrotta dalla pandemiaha detto l’Ad della casa di cura Stefano MazzuccatoLa visita del vescovo è per i nostri ospiti una potente iniezione di fiducia, molto più forte di qualsiasi medicina».