Inge Morath: fotografare da Venezia in poi

VENEZIA – Il Museo di Palazzo Grimani di Venezia celebra dall’ 8 gennaio 2023 al 4 giugno 2023 la figura della fotografa Inge Morath nel centenario della sua nascita, (Graz 1923 – New York 2002) con la mostra “Fotografare da Venezia in poi” ,  curata da Kurt Kaidl e Brigitte Blüml, con Valeria Finocchi e promossa dalla Direzione regionale Musei  del Veneto e la società Suazes, nella figura di Marco Minuz che ha già fatto conoscere in precedenza la carriera di questa fotografa, ed ora la presenta con una sezione inedita per l’Italia, dedicata alla città lagunare dove la sua carriera ebbe avvio.

Kurt e Brigitte hanno conosciuto personalmente Inge Morath, hanno studiato e conservato, il suo archivio, selezionato i provini a contatto e le fotografie che sono state da lei pubblicate quando era ancora in vita.

È stato l’amore a condurre nel novembre del 1951 Inge Morath e Lionel Burch, neo sposi, a Venezia. E sono stati il maltempo in Laguna e Robert Capa, a far diventare lei, che con la fotografia non aveva dimestichezza diretta, ma che collaborava già con la celebre agenzia fotografica parigina, la prima donna fotografa dell’Agenzia Magnum Photos.

La mostra focalizza la Venezia di Inge Morath, attraverso il celebre reportage che la fotografa austriaca realizzò in Laguna, quando l’Agenzia Magnum la inviò in città per conto de L’Oeil, rivista d’arte che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un reportage della mitica storica dell’arte Mary McCarthy, con le sue fotografie. Di queste ne sono state pubblicate pochissime, per cui l’intero servizio verrà sviluppato anni dopo dalla fotografa.

All’epoca del primo soggiorno veneziano, la Morath lavorava in Magnum non come fotografa ma come collaboratrice redazionale. In pratica si occupava, anche grazie alla sua conoscenza delle lingue, della realizzazione delle didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi, del calibro di Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e Robert Capa.

Non fotografava, ma non le mancavano occhio e sensibilità. In quel novembre, la luce di Venezia sotto la pioggia la stregò, tanto da indurla a chiamare Robert Capa, responsabile della Magnum, per suggerirgli di inviare un fotografo in grado di catturare la magia che tanto la stava stupendo. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia c’era già: era lei con la macchina fotografica. Non restava che comprare un rullino, caricarlo ed iniziare a fotografare.

Ero tutta eccitata. Sono andata nel luogo in cui volevo scattare le mie fotografie e mi sono fermata: un angolo di strada dove la gente passava in un modo che mi sembrava interessante. Ho regolato la fotocamera e ho premuto il pulsante di scatto non appena ho visto che tutto era esattamente come volevo. È stata come una rivelazione. Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c’è stato più modo di fermarmi”.

Nel 1955, quattro anni dopo quelle prime fotografie, arriva l’incarico dalla rivista L’Oeil. Una volta a Venezia, avverte l’urgenza di esplorare la città e così “per ore andai in giro senza meta, solo a guardare, ossessionata dalla pura gioia di vedere e scoprire un luogo. Ovviamente avevo divorato libri su Venezia, sulla pittura e su quello che avrei dovuto fare. Il mio cervello ne era pieno… “.

Il mio divertimento maggiore era quello di sedermi alla Scuola degli Schiavoni ed immergermi nelle opere di Carpaccio, quasi sempre da sola. O passare il tempo in compagnia del Tiepolo, era la fine del mondo. La sera i miei piedi erano stanchi e anche nel sonno mi trovavo ancora a camminare su innumerevoli ponti, le onde dei canali come pietrificate”.

Poi il Cimitero all’Isola di San Michele, Burano, Murano, Torcello, le processioni, il Redentore, i gatti ed i panni stesi, monumento, acqua e la gente comune…

Come ero felice di aver catturato con la mia macchina fotografica qualcosa che mi ha commosso, come la donna davanti al cancello del Palazzo Furstenberg con i gomiti piegati dietro la schiena o le scarpe dimenticate davanti a una fontana, la quotidianità in tutta la sua precaria bellezza”.

Fotografare era diventata per me una necessità e non volevo assolutamente più farne a meno”.

La mostra nel suo complesso raccoglie circa 200 fotografie che hanno un focus specifico e inedito su Venezia, anche con il supporto di documentazione inedita; inoltre circa un’ottantina di queste fotografie veneziane, non sono mai state esposte in Italia.

A corredo una selezione dei suoi principali reportage fotografici dedicati alla Spagna, Iran, Francia, Inghilterra-Irlanda, Stati Uniti d’America, Cina e Russia, oltre che la sezione dedicata ai ritratti, molto importante nell’ultima parte della sua carriera.

La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore” ed Inge Morath sa cogliere con sensibilità femminile le sfumature ed i particolari di Venezia, ma anche dei paesi che ha visitato con grande competenza e la conoscenza di ben sette lingue le ha permesso una grande carriera anche come ritrattista, indipendentemente dall’aver sposato Arthur Miller, dopo il matrimonio con Marilyn Monroe.

Marco Minuz organizzatore con Fotohof della mostra, ha spiegato come lei si sia dedicata alla quotidianità, abbandonando le fotografie di guerra, proponendo all’Agenzia Magnum delle fotografie, senza specificare che gli scatti fossero suoi e da lì è partito il salto di qualità: da segretaria diventerà la prima fotografa donna dell’Agenzia Magnum, ed è giunto il tempo di dare il giusto valore a Inge Morath.

Dopo un imponente riallestimento, il Museo di Palazzo Grimani volge ora lo sguardo alla fotografia ed è una scelta che scaturisce anche dall’impegno congiunto della Direzione Musei Veneto e dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione per lo studio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio fotografico.

 

Museo di Palazzo Grimani
Ramo Grimani,
Castello 4858
30122 Venezia
Tel. 041.241.1507

Orari:
martedì-domenica dalle 10.00 alle 19.00; ultimo ingresso ore 18.30.
lunedì chiuso