L’impatto del cambiamento climatico sulla nostra società

Ne ha parlato Carlo Carraro all’Auditorium dell’Orto Botanico di Padova, ospite del quinto appuntamento della rassegna “Segnavie”

Il giornalista Gabriele Beccaria, a sinistra, e il relatore Prof. Carlo Carraro

PADOVA – Leader ed esperti di tutto il mondo riconoscono nel cambiamento climatico la più grande minaccia per la specie umana, il rischio più importante che stanno correndo le nostre società e i nostri sistemi economici. I suoi impatti cominciano infatti già a vedersi e ad assumere un rilievo economico considerevole.

«Nel 2018 gli eventi come le inondazioni e le tempeste eccezionali, fra cui Vaia, sono costati al pianeta 190 miliardi di dollari, cioè lo 0,25% del Pil mondiale. Se rapportiamo questo dato all’Italia, che pesa per il 2% della cifra, dovremmo quantificare circa 4 miliardi. Tuttavia l’Italia è più vulnerabile degli altri, quindi siamo intorno ai 6 miliardi. Tra dieci anni però gli effetti saranno ben più visibili di oggi e quel costo sarà ancor più elevato». Questi i dati che ha evidenziato Carlo Carraro professore di Economia Ambientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, di cui è stato il Rettore fino al 2014, all’incontro “Avremo un futuro? Dal cambiamento climatico molti rischi e qualche opportunità”.

Il quinto appuntamento della nona edizione di Segnavie Orientarsi nel mondo che cambia, ciclo di incontri con speaker internazionali ideato e realizzato dalla Fondazione Cariparo, si è svolto lo scorso martedì 5 novembre all’Auditorium orto Botanico di Padova, a dialogare con Carlo Carraro il giornalista de “La Stampa”, Gabriele Beccaria.

Nonostante da più di trent’anni l’allarme sia stato lanciato dalla comunità scientifica internazionale, poco o nulla è stato fatto per contenere le emissioni di gas serra in atmosfera.

Dipende da noi, cioè dai nostri comportamenti individuali? É la domanda posta a cui Carraro ha risposto: «Individuali e collettivi cioè da scelte individuali che diventano collettive; un esempio: comprare un’auto elettrica o ibrida invece che alimentata a benzina o diesel, oppure viaggiare in treno anziché in auto, acquistare l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili, tutte scelte individuali ma che diventano collettive».

Alla domanda: “La specie umana avrà un futuro oltre questo secolo?”, l’ex rettore di Ca’ Foscari ha risposto «Se non invertiamo la tendenza, la Terra continuerà invece ad esistere per miliardi di anni, diventando probabilmente simile a Marte: un pianeta caldissimo per l’alta concentrazione di gas serra, ma privo di esseri viventi».

Carraro ha poi risposto, in modo esaustivo e competente, a domande sulle possibili soluzioni che si hanno a disposizione per azzerare rapidamente la crescita delle emissioni ed eliminare, almeno in parte, quelle che già si trovano in atmosfera. Quesiti fondamentali ai quali ha risposto con le conoscenze e l’esperienza di chi riveste diversi incarichi: presidente dell’European Association of Environmental and Resource Economists (EAERE) e vicepresidente e membro del Bureau dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC WG III), l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici, insignita nel 2007 del premio Nobel. Il professore è anche il direttore scientifico della Fondazione Nord Est e presidente del Comitato Scientifico del Green Growth Knowledge Platform, un’iniziativa della Banca Mondiale, dell’OCSE e dell’UNEP per accompagnare i paesi di tutto il modo verso una crescita sostenibile.

Le risposte di Carlo Carraro hanno evidenziato il suo approccio, ottimista e fiducioso, nei confronti del progresso tecnologico e nelle sue capacità di riuscire a gestire e contrastare i mutamenti climatici in atto. «Mercati e imprese – ha concluso il relatore – attraverso l’innovazione renderanno questo processo conveniente. Il Nordest, uno fra i più innovativi territori in Europa, è certamente nelle condizioni per raccogliere tra i primi la sfida e vincerla. L’importante però è fare presto, perché non abbiamo più tempo».

Il relatore Prof. Carlo Carraro