Premio Marco Tamburini 2016, trionfa Giovanni Perin

Straordinario successo per il secondo appuntamento con il jazz nel giardino di Palazzo Casalini

ROVIGO – Un premio per ricordare Marco Tamburini, l’artista e docente bolognese tragicamente scomparso lo scorso anno, al quale la città di Rovigo si sente particolarmente legata. Tamburini insegnava tromba ed era l’animatore del Dipartimento Jazz del Conservatorio rodigino. A questa persona speciale, che voleva bene ai giovani e che amava trasmettere la sua passione in maniera instancabile, su iniziativa di RovigoBanca e del Conservatorio di Musica “Francesco Venezze, è stato dedicato lo speciale riconoscimento assegnato domenica 17 luglio nel corso di una straordinaria serata dedicata ai giovani talenti del jazz, tutti under 30.

L’evento, secondo appuntamento del festival “Jazz nights at Casalini’s garden”, è stato presentato da Camilla Busetto e si è svolto con l’esibizione degli otto candidati selezionati. A salire sul palco del giardino di palazzo Casalini, nell’ordine: Ivan Elefante – 20 anni di San Giorgio a Cremano (Napoli) – che alla tromba ha eseguito “Giochi di luci”; Marcello Abate – 26 anni di Mantova – con la chitarra ha presentato “Aerei di carta”; Danilo Tarso – 24 anni di Taranto – al pianoforte ha proposto “Rifugi”; Giovanni Perin – 29 anni di Padova – ha eseguito al vibrafono “Eduard”; Emanuele Di Teodoro – 23 anni di Villa Vomano (Teramo) – si è cimentato in “Nebbie” con il contrabbasso; Michele Tino – 25 anni di Calenzano (Firenze) – ha interpretato “Aerei di carta” al sax contralto; Giovanni Agosti – 25 anni di Sesto San Giovanni (Milano) ha suonato al pianoforte il brano “Giochi di luci”; Francesco Zampini – 23 anni di Prato – si è esibito alla chitarra con “Fast line”.

I finalisti sono stati accompagnati da una ritmica composta da tre insegnanti del Conservatorio “Venezze”, quelli che Marco amava definire i suoi “Stefani custodi”: Stefano Onorati al pianoforte, Stefano Senni al contrabbasso e Stefano Paolini alla batteria.

La giuria, formata da Claudio Donà (insegnante di Storia del Jazz e Direttore dell’etichetta discografica Caligola Records), Marcello Tonolo (pianista e insegnante presso il Conservatorio di Padova) e Fabio Petretti (sassofonista ed insegnante presso il Conservatorio Venezze di Rovigo).
Presidente della giuria, uno dei colleghi di strumento più vicini negli ultimi anni a Tamburini, Fabrizio Bosso, trombettista di fama internazionale con collaborazioni varie in campo jazz e pop. Bosso, dopo aver deliziato il pubblico con un suo intervento musicale, ha reso partecipi i presenti di un suo breve ricordo dell’amico Marco.

Al termine delle performances dei solisti, in attesa che la giuria si riunisse per discutere e decretare il nome del vincitore, la scena è stata occupata da Gaetano Santoro e dal suo gruppo, composto da Federico Rubin (piano), Marcello Benati (basso), Benedetto Frizziero (batteria), che hanno presentato una loro suite originale.

Considerata l’alta qualità dei finalisti, la giuria ha determinato con grande difficoltà le prime tre posizioni di questa prima edizione del premio. A vincere il concorso è stato Giovanni Perin, il quale ha avuto l’onore di ricevere l’ambito riconoscimento direttamente dalle mani di Cristina Rossi, moglie di Marco Tamburini. Alle spalle del vibrafonista padovano, con analoghe capacità artistiche, si sono classificati, al secondo posto, il pianista Giovanni Agosti, mentre a conseguire la terza posizione è stato il sassofonista toscano Michele Tino. I tre giovani trionfatori si sono particolarmente distinti per la maturità artistica e lo spiccato feeling jazz.

«Se ho vinto il Premio Marco Tamburiniha dichiarato il vincitore, Giovanni Perinè proprio grazie a lui, alla sua positività travolgente e al suo modo solare di affrontare le sfide del quotidiano, che mi mettevano una carica pazzesca ogni volta che lo incontravo. È stata una serata molto emozionante, triste ma viva e la vittoria è una gioia densa e particolare. Con me c’erano bravissimi musicisti che hanno dimostrato che il giovane jazz italiano non ha nulla da invidiare a quello d’oltralpe. È stato bellissimo suonare davanti ad un pubblico attento, formato da giovani musicisti, ex compagni di conservatorio colleghi e appassionati, un segno importante di come la musica jazz non stia, come dicono in molti, morendo ma anzi vada alla grandissima!».

Il pubblico presente, nel complesso, ha potuto godere della straordinaria intensità musicale creata dagli otto finalisti, tutti incredibilmente preparati, per una finale di assoluto livello.

Archiviata la prima edizione del Premio Tamburini, si sta già pensando alla seconda. La formula è stata molto apprezzata e il buon livello raggiunto fissa gli obiettivi futuri del concorso, proiettandolo come evento in crescita esponenziale nei prossimi anni.