Scene da movida e poche mascherine a Padova, sindaco Giordani: “Comportamenti inammissibili”

A soli due giorni dalla riapertura di bar, ristoranti e negozi monta la polemica per le scene da movida in centro alla città del Santo. Annunciate sanzioni per chi non rispetta le regole; un noto locale ha preferito chiudere.

PADOVA – «Quello che è successo è inammissibile, abbiamo fatto una campagna su mascherine, distanze di sicurezza, igienizzazione, ora non mi resta che dire: attenzione perché chi sbaglia paga».

Questa la reazione del sindaco Sergio Giordani di fronte agli assembramenti e agli eccessi registrati nelle piazze del centro di Padova, nel giorno di riapertura di pub e locali.

«L’emergenza non è finita – ha aggiunto Giordani – So che è difficile e parlo soprattutto ai ragazzi, attenzione: le forze dell’ordine arriveranno a chiudere i locali, mi affido alla responsabilità di tutti».

Il Prefetto, Renato Franceschelli, ha detto che «si sono osservate esternazioni di cretineria diffusa, che non saranno più ammesse. Le forze dell’ordine faranno tutti gli approfondimenti del caso; quei 3-4 bar che non hanno fatto rispettare le norme subiranno le conseguenze delle loro azioni, e verranno sanzionati».

Uno dei locali più noti, Gasoline Padova, da oggi ha preferito restare chiuso. Il motivo? Troppo caos normativo ma anche troppa “movida” incontrollata.

«Siamo stanchi. Stanchi di vivere una situazione insostenibile da gestiresi legge in un lungo post pubblicato sulla pagina FacebookStanchi di dover cercare di essere costretti a mantenere un ordine, dove un ordine non c’è. Abbiamo sempre fatto tutto ciò che ci è stato comunicato, cercando di interpretare ogni nuova regola (sempre arrivata il giorno precedente). Siamo sempre stati in contatto con le autorità, consci di avere una numerosissima e variegata clientela. Siamo stanchi di dover trovare una soluzione a tutto. Abbiamo più di venti dipendenti che chiedono aiuto, hanno un mutuo per la casa, un altro per la macchina, sono giovani studenti con un affitto da pagare, o magari con il loro stipendio danno da mangiare ad una famiglia intera in africa. Restare aperti con queste pressioni non ne vale la pena, si muore anche di ulcera non solo di coronavirus. Chiudiamo al pubblico per non perderci il fegato, o magari la licenza per colpa di qualche ragazzino/a che non ascolta nemmeno i suoi genitori. Continueremo con consegne a domicilio e asporto, pronti a chiudere definitivamente se la situazione non cambia».