Torna il pesce fresco a tavola, stop a fermo in Adriatico

Faccioli, Impresa pesca «Serve un sistema che tenga conto delle esigenze di riproduzione delle specie, ma che tuteli anche il reddito della nostra flotta»

Un cartoccio di alici polesane fritte

Porto Tolle (RO) – Torna il pesce fresco a tavola dopo il blocco delle attività della flotta italiana lungo l’Adriatico. Il fermo pesca era iniziato il 31 luglio.  Il 5 settembre sono finalmente tornati in mare i pescherecci rodigini che ci permetteranno di mangiare pesce fresco locale, a miglio zero, evitando il consumo di pesce congelato o ancor peggio straniero spacciato per nostrano. Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è quindi verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono le seguenti: 9 mar Ligure e Tirreno, 10 Tirreno centro meridionale, 11 mari di Sardegna, 16 coste meridionali della Sicilia, 17 Adriatico settentrionale, 18 Adriatico meridionale, 19 Jonio occidentale, oltre che dalle attigue 7 Golfo del Leon, 8 Corsica e 15 Malta.

Coldiretti Impresapesca ricorda che, oltre al periodo di fermo da poco concluso, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. «Questi stop non tengono conto però delle altre difficoltà del settore come la riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico – commenta Alessandro Faccioli, responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Rovigo. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno, rendendo non più sostenibile l’attività di pesca considerata anche l’assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni».

Per compensare tali drastiche riduzioni – afferma Coldiretti Impresa Pesca – il settore avrebbe bisogno di scegliere autonomamente quando operare e quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale.  La rigidità del fermo così come concepito attualmente, peraltro, continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi dei lavoratori.  L’auspicio è che dal 2022 si possa partire con il nuovo Feampa con positive novità per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto sia delle esigenze di riproduzione delle specie di maggiore bersaglio e delle esigenze economiche delle marinerie.