Un nuovo importante riconoscimento per Daniela Gambaro, scrittrice e sceneggiatrice originaria di Adria, che ha visto il suo racconto “Vermi” diventare la sceneggiatura del cortometraggio “Worms” (Vermi), coproduzione italo-tedesca diretta dal premiato regista Domenico Distilo, che ha trionfato come miglior corto nella sezione Parental Experience alla 55ª edizione del Giffoni Film Festival. Il film trae origine dall’omonimo racconto inserito nella raccolta “Verdissime” (Nutrimenti, 2024), confermando ancora una volta la forza narrativa e la profondità tematica della scrittura di Gambaro.
Il tema del festival di quest’anno – Becoming Human. Diventare umani – si intreccia perfettamente con la storia di Rosi, la giovane protagonista del corto: una ragazzina di undici anni che, in un contesto familiare fragile e rurale, si prende cura delle sorelline e affronta con creatività il bullismo dei coetanei. Il padre è assente, la madre vive in una depressione paralizzante. Eppure, Rosi non si arrende: vende vermi ai pescatori per aiutare la famiglia, combatte le prevaricazioni dei compagni, cerca un posto nel mondo. In questo percorso di resistenza e crescita, la sua lotta silenziosa per diventare umana si trasforma in un potente messaggio di resilienza.
«Vermi è nato come sceneggiatura e non l’ho mai trasformato in prosa come gli altri racconti del libro», spiega Gambaro. «L’ho sempre visto come un film. La sua trasposizione sullo schermo è stata naturale». Il passaggio dalla pagina al set ha comportato pochi adattamenti, ma ha lasciato intatto il cuore della storia: un racconto di formazione che mostra la fragilità e insieme la forza di una bambina alle prese con un mondo adulto già duro e ingiusto.
Nel passaggio filmico, infatti, ci sono stati degli aggiustamenti dovuti a esigenze produttive (cambi di location, di età o sesso dei personaggi di contorno) ma per il resto rimangono intatti sia il cuore della storia sia la sua identità di racconto di formazione, in un ambiente naturale che amplifica la solitudine ma anche la forza dirompente di una ragazzina che non si arrende, anzi lotta e si fa strada con gli strumenti a disposizione.
“Vermi” si inserisce nella raccolta Verdissime come un ramo che affonda nella stessa linfa narrativa: tutte le protagoniste del libro – bambine, ragazze, donne – percorrono un cammino di crescita e trasformazione in contesti segnati dalla precarietà affettiva o sociale. Un filo rosso, come spiega l’autrice, che cresce verso l’alto come la chioma di un albero, con una direzione precisa: quella della luce, della consapevolezza, della libertà.
Nel film, il bullismo è raccontato con uno sguardo lucido: «Rosi è vittima di scherno non perché è fragile, ma perché è forte», sottolinea Gambaro. «La sua determinazione spaventa, viene percepita come minaccia. E quando il gruppo ha paura, risponde con la violenza. Ma Rosi risponde con la creatività. E li disarma».
Il successo di “Vermi” rappresenta un’ulteriore conferma del talento di Daniela Gambaro, che con il precedente “Dieci storie quasi vere” si era già aggiudicata il Premio Campiello Opera Prima. La sua scrittura – breve, incisiva, cinematografica – è oggi letta, studiata e proposta nelle scuole come strumento di educazione all’empatia e alla lettura.
«La chiave è restare fedeli alla propria forma, anche quando è bizzarra, storta, diversa», conclude l’autrice. «Perché si può crescere senza perdere la propria natura». Ed è proprio questa umanità autentica che il pubblico di Giffoni ha voluto premiare.





































