Villanova del Ghebbo (RO) – Un anniversario importante, quello dei cinquecentocinquant’anni dell’arrivo degli Olivetani a San Bortolo, che l’associazione Il Cortile degli Olivetani ha voluto celebrare con un’iniziativa dal forte valore simbolico, capace di unire convivialità, riflessione e solidarietà. L’evento si è svolto il 29 ottobre presso l’Osteria della Gioia di Villanova del Ghebbo, dove i partecipanti hanno potuto vivere un’esperienza immersiva nei sapori e nei saperi della tradizione monastica.
L’idea del convivio è nata grazie alle pazienti e accurate ricerche d’archivio della dott.ssa Luisa Servadei, che hanno permesso di ricostruire le abitudini alimentari dei monaci olivetani, improntate alla sobrietà ma sempre in armonia con l’alternarsi delle stagioni e con i prodotti del territorio. A partire da queste preziose informazioni, lo staff dell’Osteria della Gioia ha dato vita a un autentico percorso storico-gastronomico, raccogliendo con entusiasmo e competenza la sfida di riportare in tavola sapori di un tempo. Ne è scaturito un menù essenziale ma ricco di gusto, in cui si sono ritrovati i funghi, i formaggi, le zuppe di legumi e di erbe, le carni preparate secondo antiche modalità di cottura, le creme delicate e la frutta secca, fino all’amaro finale distillato dai monaci di Monte Oliveto Maggiore.
A fare gli onori di casa è stata la dott.ssa Maura Bianco, presidente dell’associazione Il Cortile degli Olivetani, che ha accolto come ospiti d’onore l’abate Padre Christopher Michael John Zielinski della Comunità Monastica di Lendinara, accompagnato dai monaci Giovanni Boldrin e Giovanni Paolo Cogo, insieme al parroco di San Bortolo, don Andrea Varliero, che ha ricordato con parole commosse “l’eredità di bellezza lasciata dagli Olivetani”.
Nel suo intervento, l’abate Zielinski ha sottolineato come nella vita benedettina “sapori e saper” siano sempre stati intrecciati, ricordando l’antica e plurisecolare tradizione erboristica dei monaci e la loro attuale attività di apicoltura, frutto di sapienza e pazienza tramandate nei secoli. Ha inoltre richiamato l’importanza della cucina monastica femminile, richiamando l’antico adagio “buona cucina, buona disciplina”, e ha infine tracciato un intenso ritratto spirituale del fondatore dell’Ordine, Bernardo de’ Tolomei, soffermandosi anche sui legami profondi degli Olivetani con Santa Caterina da Siena.
Non sono mancati durante la serata significativi contributi di carattere storico e archeologico. Il dott. Raffaele Peretto ha condiviso con i presenti alcune preziose testimonianze materiali del passato, presentando ceramiche, stoviglie e suppellettili rinvenute durante i restauri del Monastero di San Bortolo. Il dott. Adriano Mazzetti ha ricordato come già nel 1588 sia documentata presso gli Olivetani la coltivazione del “sorgo turco” e l’attività vinicola, mentre la prof.ssa Andreina Milan ha raccontato la tradizione della produzione della birra, definita “pane liquido”, nei monasteri benedettini dell’area germanica, citando l’esempio di St. Peter a Salisburgo.
La serata si è conclusa con le parole dell’abate Zielinski, semplici e luminose come una benedizione: “Portate nel mondo luce, amore e intelligenza”. Un invito che ha suggellato con profonda spiritualità una serata capace di intrecciare memoria, cultura e gusto, rendendo omaggio a una presenza monastica che da secoli contribuisce a custodire e tramandare l’identità più autentica del territorio rodigino.





































