La scrittrice Michela Fregona fa tappa a Rovigo, dove ha presentato il suo libro “La classe degli altri”

L’evento, originariamente previsto a marzo, si è svolto a Rovigo lunedì 21 settembre, organizzato dall’associazione REM

La scrittrice Michela Fregona intervistata da Sandro Marchioro

ROVIGO – La scrittrice bellunese Michela Fregona, conosciuta in questi mesi per aver contribuito alla nascita del progetto social “Scrittori a domicilio”, ha fatto tappa a Rovigo lunedì 21 settembre. L’incontro con l’autrice de “La classe degli altri” doveva tenersi a marzo, ma a causa dell’emergenza sanitaria è stato rimandato. Grazie all’associazione REM, l’appuntamento è stato riprogrammato lunedì sera a palazzo Manfredini, sede dell’associazione Confagricoltura Rovigo che ha gentilmente concesso la sala.

“La classe degli altri” è uscito nel 2019 nella collana ‘Estrà insomnia’, Apogeo Editore di Adria ed è fresco di ristampa.

Il mese scorso il romanzo ha ottenuto il terzo posto alla VIII^ edizione del premio letterario “San Salvo-Raffaele Artese” nell’omonima località abruzzese.

L’autrice ha fatto tappa nel capoluogo in prima serata; l’incontro è stato condotto da Sandro Marchioro, direttore editoriale della casa editrice Apogeo, mentre Chiara Galdiolo ha letto alcuni brani del romanzo.

Michela Fregona ha reso meno formale l’incontro rendendosi disponibile a domande e curiosità, anche personali, sul percorso di vita e di scrittura, dialogando con il pubblico composto da molti appassionati di scrittura.

«La cosa più bella è essere tornati a guardarsi a quattrocchi» ha esordito. La scrittrice ha raccontato come è nato il suo libro e come è arrivato alla stampa «togliendo i punti di fatica e quello che inceppa, arrivando a non sopportarlo più», ma anche grazie all’aiuto di due pannelli e decine di post-it «perché non c’è romanzo senza struttura, altrimenti è solo narrazione».

Oltre ad aver consigliato qualche lettura utile, alla domanda “che consigli daresti a chi vuole scrivere un libro”, l’autrice ha risposto: «Indugiare, non aver paura di contaminarsi, strutturare il testo, lasciarsi uno spazio per l’avventura e per deviare che non fa male, ma soprattutto leggersi e rileggersi ad alta voce, è vitale perché fino alla stampa c’è possibilità di migliorare».