Tutto esaurito al Teatro delle Regioni nella serata inaugurale della XX edizione

Una serata di grande teatro e grande partecipazione martedì 16 luglio, a Rovigo nel Chiostro del Monastero degli Olivetani, per la prima data della rassegna che ha avuto per protagonista la compagnia vicentina “Astichello”

Protagonista della serata inaugurale è la compagnia “Astichello” di Monticello Conte Otto (VI)

ROVIGO – Tutto esaurito martedì 16 luglio per la serata inaugurale dell’edizione 2019 della rassegna “Teatro delle Regioni” che, fino al prossimo 15 agosto, ospiterà compagnie teatrali provenienti da varie zone d’Italia.

«Questa manifestazione compie vent’anni, un traguardo importante, quasi impensabile quando abbiamo cominciato». A parlare è Emilio Zenato, direttore artistico di questo festival organizzato dal Gruppo Teatrale Il Mosaico. «In questi anni – ha continuato Zenato – abbiamo esplorato e fatto conoscere alla città i nuovi linguaggi della scena, cercando collaborazioni con altre realtà del territorio nazionale per offrire al nostro pubblico le migliori produzioni di teatro amatoriale. Una scommessa vinta anche quest’anno che ci consente, grazie al sostegno dell’amministrazione comunale di Rovigo e al contributo di RovigoBanca e della Fondazione Rovigo Cultura, di proporre un programma di grande qualità. Tutte le compagnie invitate hanno vinto riconoscimenti e premi per le loro rappresentazioni».

Presente sul palco, per portare il saluto dell’amministrazione comunale, il vicesindaco e assessore alla cultura Roberto Tovo, apparso visibilmente soddisfatto per la partenza della rassegna, importante tassello dell’estate rodigina.

Protagonista della serata la compagnia vicentina “Astichello” che ha proposto al numeroso pubblico presente “L’Avocato de le cause perse”, brillante e spassosa commedia di Mario Amendola e Bruno Corbucci, adattata in dialetto veneto da Antonio Stefani, per la regia di Aldo Zordan.

Mario Amendola e Bruno Corbucci sono stati dei registi, commediografi e sceneggiatori molto attivi dagli anni 60 agli anni 80. Hanno spaziato con grande successo dal teatro al cinema e alla tv. Nello specifico teatrale, hanno scritto molte commedie per Erminio Macario. Una delle loro opere teatrali più significative è “Pautasso Antonio esperto di matrimonio”, un successo intramontabile che ci riporta inevitabilmente al repertorio del grande Macario che negli anni ’70 ne fece uno dei suoi cavalli di battaglia.

Proprio questa nota commedia, portata alla ribalta da Macario che impersonificava appunto Pautasso, modesto e squattrinato avvocato di provincia, è stata presentata al pubblico rodigino nella versione rivista e corretta alla “veneta” da Antonio Stefani, giornalista, critico, saggista e narratore estemporaneo vicentino.

Ecco dunque che “Pautasso Antonio esperto di matrimonio” diventa “L’Avocato de le cause perse”. Ovviamente siamo a Vicenza, in un vecchio palazzo nel centro dove svolge la sua modesta e poco redditizia attività di avvocato Antonio Gavasso detto “Serse”, un personaggio semplice, a volte ingenuo, ma anche dotato di grande umanità mista ad una vena di arguzia. Gli fanno da contorno una governante molto “bella dentro”, Teresa, petulante e vanamente innamorata e un praticante, Filiberto Badini De La Caimpenta, rampollo poco brillante e succube della madre vedova, la contessa Badini De La Caimpenta. I casi che deve affrontare il nostro avvocato (proprietà contese, infedeltà coniugali, liti ereditarie, matrimoni impossibili, morti seriali …) lo portano a contatto con personaggi sovente strampalati, quasi caricaturali. Ma l’arrivo improvviso di una lontana parente, Margherita, ragazza carina e volitiva, porta una ventata di novità nella routine quotidiana, sia professionale che personale, di Antonio: un po’ alla volta, come è d’obbligo in ogni commedia, gli affari, sia di cuore che di interessi, che appaiono più ingarbugliati si risolvono tra la soddisfazione di tutti, anche degli spettatori.

La compagnia “Astichello” che ha proposto la divertente commedia nasce nel 1991 per far rivivere a Monticello Conte Otto (VI) l’antica tradizione del teatro. Nel nome del gruppo vi sono anche i suoi principi ispiratori e il suo programma: “Astichello”, come il fiume che attraversa il territorio di Monticello Conte Otto e come la raccolta di sonetti del poeta Giacomo Zanella, per qualche tempo illustre residente. Quello del gruppo teatrale è quindi un occhio attento alle tradizioni e alla cultura del territorio, così da descrivere, attraverso il dialetto, atmosfere e sensazioni legate a un mondo semplice, popolato di personaggi semplici e schietti, come l’avvocato “Serse” e agli altri protagonisti della storia andata in scena.

La commedia gira intorno ad un unico ambiente che è la casa/ufficio dell’avvocato Gavasso. Un ambiente che appare tanto dimesso e disordinato nella prima parte, quanto ordinato e funzionale nel secondo atto. La bravura degli attori Gilberto Saterini (Avvocato Antonio Gavasso), Sonia Borgarelli (la governante Teresa), Eleonora Tovo (la nipote Margherita), Aurora Zarantonello (la Contessa Badini De La Caimpenta), Antonello Zorzan (il praticante Filiberto Badini De La Caimpenta), Valerio Dalla Pozza (ex atleta amico dell’avvocato), Silvia Filippi (Jannette Marchand), Severino Boniolo (il bottegaro Severino Boniolo) e Lucia Freddolini (Marisa Magnabosco moglie fedifraga del bottegaro) ha conferito corpo a personaggi che, pur nella loro leggerezza e freschezza, sono stati ottimamente delineati e caratterizzati ben distinguendosi l’uno dall’altro. L’uso del dialetto ha creato un effetto di immediatezza e ha conferito ulteriore carattere ai personaggi, non limitando la comprensione del testo, ma, anzi, ne hanno enfatizzato alcune espressioni a favore del risultato finale.

Non c’è stato nulla che non abbia funzionato in questa commedia, tutto è stato calibrato con precisione dando un risultato molto piacevole. Bravo Aldo Zorzan la cui regia è andata di pari passo con la narrazione assecondando i vari scambi, per la maggior parte veloci e animati, dei personaggi. Zorzan e la sua compagnia hanno dimostrato di aver fatto proprio il testo, l’ambiente, gli stati d’animo, regalandoci un quadro fatto di personaggi vivi. Ne è uscita una commedia divertente, ben recitata, con personaggi credibili che andavano oltre lo stereotipo e la caricatura.

Simpatica anche la canzoncina finale, su musiche originali di Andrea di Francovich, che gli attori, per accomiatarsi, hanno cantato sulla ribalta – con tanto di bis – al ritmo scandito dal battere delle mani di un pubblico coinvolto e divertito.

Grazie alla compagnia “Astichello” si è avuto modo di trascorrere una serata diversa, ridendo insieme della vita e dell’amore, che il pubblico, con i suoi numerosi e calorosi applausi, ha dimostrato di aver apprezzato.