Villa Nani Mocenigo e le altre al centro dell’ultimo incontro della rassegna Galleria Polesine

Con una relazione a cura di Flavia Micol Andreasi si è svolto in Accademia dei Concordi il quarto appuntamento della rassegna “Galleria Polesine” organizzata dall’associazione Amici dei Musei.

Canda: Villa Nani Mocenigo

ROVIGO – “C’era una volta la villa. La Nani Mocenigo e le altre: quel che resta della venustas” è il titolo dell’ultimo dei 4 appuntamenti della rassegna “Galleria Polesine”, organizzata dagli Amici dei Musei, presso la Sala Oliva dell’Accademia dei Concordi. A fare gli onori di casa: la professoressa Vanna Boraso, presidente dell’associazione e il dottor Pier Luigi Bagatin, vicepresidente dell’Accademia dei Concordi. Relatrice dell’incontro è stata Micol Andreasi, docente di Lettere, giornalista ed esperta di storia dell’arte.

Partendo dal ritratto di Alvise Cornaro e da alcuni brani del suo “Discorsi della vita Sobria”, nei quali il nobile veneziano indicava la ricetta per vivere una vita lunga e sana, Andreasi ha accompagnato il sempre attento pubblico di Galleria Polesine dentro la grande trasformazione che attraversò la Serenissima nel XVI secolo. «Una trasformazione – ha spiegato – fisica, economica e culturale, di cui il Cornaro fu uno dei massimi interpreti, avendo egli, tra le altre cose, promosso l’istituzione del magistrato dei Beni Inculti, il cui compito era gestire l’importante e fondamentale opera di bonifica dell’entroterra veneto, sottraendo spazio alla palude a vantaggio dell’agricoltura. Di questa trasformazione le ville sono le espressioni più significative».

Passando da Villa dei Vescovi di Luvigliano, opera di Falconetto, amico caro del Cornaro che della costruzione della fabbrica fu anche il direttore dei lavori, la relatrice ha preso in rassegna le più significative ville del Polesine, soffermandosi dapprima sull’opera che ha inciso in modo determinante nel definire il linguaggio della “civiltà delle ville venete”, ovvero l’opera di Palladio a Fratta Polesine per il signor Francesco Badoero del 1550.

«La Badoera – ha detto Andreasi – esprime in maniera chiara e compiuta la nuova immagine della nobiltà veneta, imprenditrice in campo agricolo, intraprendete e colta». È, infatti, nella citazione architettonica della tradizione classica, nei motivi iconografici degli affreschi, nella nuova ospitalità, nell’apertura al contesto, che la nobiltà a partire dalla metà del Cinquecento sceglie di esprimere la propria autorevolezza, facendone un sostituto degno delle torri, delle imponenti mura difensive dei piccoli e grandi castelli medioevali che pittori come Cima da Conegliano o i Bellini più volte mostrano sullo sfondo delle loro immagini.

Villa Grimani-Molin-Avezzù, Cà Moro, Villa Morosini, Villa Pellegrini-Lorenzoni, Villa Rosetta, persino villa Morosini – Vendramin – Calergi a Fiesso Umbertiano sono espressione importanti di questa civiltà che in Veneto ha lasciato oltre 3mila testimonianze e quasi 200 in Polesine.  Tra queste testimonianze, l’Andreasi non poteva non citare la splendida Villa Nani Mocenigo di Canda, più volte attribuita all’architetto Vincenzo Scamozzi, anche se non esiste alcun documento ad attestarlo.  Si è soffermata sulla lettura iconografica delle allegorie delle Virtù, affrescate in una delle stanze del piano nobile tra la fine del ‘600 ed il 1720, opera dei quadraturisti Francesco e Antonio Felice Ferrari, quest’ultimo maestro di quel Girolamo Mengozzi Colonna, abile e apprezzato collaboratore del Tiepolo.

Le allegorie rappresentano la Libertà e la Vigilanza, la Fortezza e la Ragion di Stato, la Prudenza e il Governo della Repubblica, la Giustizia ed il Buon Consiglio. «Rappresentano – ha continuato ancora Andreasi – l’estremo omaggio alla Repubblica di Venezia la cui gloriosa vicenda si avviava al termine. Oggi – ha aggiunto – il loro significato ci richiama al valore della bellezza, della conoscenza e della cura per ciò che appartiene alla nostra storia».

Micol Andreasi ha concluso il suo intervento, ringraziando la proprietà di Villa Nani Mocenigo a Canda, la Banca di San Marino, per l’impegno con cui da qualche tempo sta portando avanti: i difficili lavori di restauro e ricostruzione del muro di cinta, le indagini per un prossimo restauro conservativo degli affreschi interni e quelle di monitoraggio complessivo dello stato di salute delle strutture. E per la disponibilità con cui ha condiviso le informazioni.

Galleria Polesine tornerà ad ottobre prossimo per continuare a raccontare un altro pezzo della grande bellezza della provincia di Rovigo.

Flavia Micol Andreasi