Dai ragazzi dell’Istituto Tecnico Viola-Marchesini di Rovigo un solo grande desiderio: «Mai Più violenza!»

Giornata internazionale contro la violenza alle donne, un’occasione di riflessione e impegno per promuovere la cultura del rispetto

ROVIGO – Charlotte Bronte, Benedetto Croce, Grazia Deledda, John Lennon, Alessandro D’Avenia, Dante Alighieri, Sibilla Aleramo, Alda Merini, Mariangela Gualtieri, sono alcuni degli autori citati sulle pareti dell’atrio dell’Istituto Viola Marchesini: oltre 700 studenti, per il 70% maschi. Accanto ai nomi illustri della letteratura e della cultura sono decine le altre citazioni, i versi, i messaggi appesi alle pareti e composti dagli studenti: “L’amore cura non ferisce”; “Sii gentile, sii dolce con me!”; “Neanche con un dito”, “Rispettala anche quando non ti ama”.

Sono messaggi per dire NO alla violenza sulle donne, per testimoniare che un modo diverso di vivere la relazione è possibile.  Quest’anno, all’istituto tecnico di viale De Gasperi, la giornata mondiale di sensibilizzazione è sentita in modo particolare e ha coinvolto trasversalmente tutte le materie in tutte le classi sia del biennio che del triennio.

Un minuto di silenzio – come chiesto dal Ministro Valditara – per ricordare Giulia Cecchettin è sembrato troppo poco all’Itis che, invece, ha scelto di invitare i propri ragazzi a riflettere e a elaborare un messaggio da appendere all’ingresso. L’idea è quella di trasformare un luogo di passaggio e scontato in uno spazio di riflessione in cui sostare e in cui confrontarsi con i compagni e le compagne.

Ad accogliere gli studenti non ci sono solo i grandi cartelli appesi (oltre 60), ma una distesa di scarpe rosse. Sotto le scarpe un foglio bianco con il nome di ogni donna vittima di una cultura violenta, incapace di amare, che non cessa di esistere e che insinuandosi nelle fragilità dell’essere umano si trasforma in prepotenza, gelosia ossessiva, volontà di possesso.

«Quello che accade all’Itis nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne – commenta la dirigente scolastica, prof.ssa Isabella Sgarbi – non è solo un gesto simbolico, ma il risultato di una riflessione e di un impegno continuo di tutta la scuola per promuovere la cultura del rispetto, dell’accettazione dell’altro nella sua piena libertà, una cultura di cui si sente con urgenza il bisogno».