Nicodemo Gentili e Gino Cecchettin con i ragazzi del Viola Marchesini per una giornata di sensibilizzazione contro la violenza di genere

Continua l’impegno dell’Itis di Rovigo per promuovere l’educazione affettiva in collaborazione con l’associazione Penelope e la commissione Pari Opportunità del Foro di Rovigo

ROVIGO – Anche Gino Cecchettin, papà di Giulia ed Elena ed ex studente dell’Itis Viola, è voluto intervenire alla giornata di sensibilizzazione contro la violenza di genere organizzata dal Viola-Marchesini insieme con l’associazione Penelope, a cui hanno partecipato le classi quinte dell’Istituto.

Rivolgendosi al giovane pubblico, in prevalenza maschile, Gino Cecchettin lo ha esortato a non avere paura dei rifiuti e dei no che inevitabilmente si incontreranno nella vita: «I tanti no che ho ricevuto – ha detto – mi sono serviti per guardarmi dentro e capire veramente ciò di cui avevo bisogno e a cercarlo con pazienza e fiducia».

«Imparare ad accettare un no, accogliere la scelta dell’altro di cambiare strada – ha aggiunto la dirigente Isabella Sgarbi – sono passaggi fondamentali nella maturazione affettiva di un uomo e di una donna. I fatti di cronaca – ha continuato – evidenziano che siamo di fronte ad una vera e propria emergenza di “mal’amore” o incapacità di amare, rispetto alla quale la scuola come la famiglia e tutte le agenzie educative sono tenute a intervenire con urgenza».

A confermare che si tratti di emergenza è stato l’avvocato penalista Nicodemo Gentili, presidente nazionale dell’associazione Penelope e autore del libro Padrone, la storia di Sara Di Pietrantonio morta ammazzata dall’uomo che diceva di amarla, prima strangolata e poi data alle fiamme. Era il 2016. Lui fino a quel momento era per tutti “un bravo ragazzo”. «I dati parlano chiaro – ha affermato – e la violenza di genere, di cui il femminicidio è l’apice, fa più vittime della mafia. Siamo in guerra».

Nel solo 2023 sono 118 le donne uccise e di queste 96 sono state vittime del loro marito, compagno o fidanzato. «La relazione d’amore, la famiglia da luogo rassicurante e protettivo è spesso un luogo di morte. Tutto a causa dell’incapacità di amare o di un analfabetismo sentimentale e affettivo con cui dobbiamo fare i conti».

Gentili ha spiegato che la parola femminicidio è stata scelta non per indicare il sesso femminile delle vittime, ma la causa per la quale sono state uccise quelle donne. «E la causa – ha puntualizzato – è sempre la stessa: volevano uscire dalla spirale di violenza psicologica, verbale o fisica in cui si erano invischiate. La loro colpa era solo quella di aver preso coscienza della relazione malata che stavano vivendo e di aver provato a liberarsi».

Sono studentesse, ma anche avvocate, psicologhe, professioniste.  Finire invischiate in una relazione malata può capitare a chiunque. E se è vero che non sempre una relazione conflittuale porta alla violenza, è altrettanto vero che dietro episodi di violenza o femminicidi c’è sempre una relazione malata.

«Fidatevi dell’avvocato – ha aggiunto – i segnali ci sono e vanno riconosciuti». Nicodemo Gentili parla di narcisismo accentratore del partner; di aspetto bipolare del rapporto in cui si alternano fasi di grandi attenzioni e gentilezze a fasi di svalutazioni e umiliazioni; di silenzi, con cui il partner punisce la donna facendola sentire sbagliata o inadeguata fino al punto di farle cambiare il punto di vista; di volontà di dominio e possesso, atteggiamento molto diverso dalla gelosia, che impone il controllo su ogni aspetto della vita dell’altro.

«L’amore – ha puntualizzato – è fatto di fiducia e affidamento. Non cedete alla richiesta insistente di chi vi chiede la foto o il video del luogo dove siete. È espressione di volontà di controllo. Non concedete mai l’ultimo appuntamento chiarificatore. Se non siete riuscite a trovare un compromesso quando eravate vicini, non potete pensare di chiarire quando siete lontani. L’ultimo appuntamento è pericoloso perché scatena tutta la rabbia e la violenza di chi sente di aver perso il controllo e la centralità nella vostra vita.  Ma soprattutto, chiedete aiuto, parlate. Fatelo se vi sentite minacciate e fatelo anche se vi sentite oppressi da un desiderio che non riuscite a gestire di controllo sull’altra. Anche i carnefici prima di essere tali, erano apparentemente persone per bene».

L’ultimo invito ai presenti lo hanno rivolto la presidente regionale dell’associazione Penelope, Roberta Ferrari e la presidente provinciale delle Acli, avvocato Roberta Cusin: «Siate vigili su ciò che accade intorno a voi, non abbiate paura di avvicinarvi a chi è in difficoltà».

Con la sua presenta alla mattinata di sensibilizzazione del Viola-Marchesini, la viceprefetto di Rovigo, dott.ssa Gasperi, ha attestato l’importanza del tema.