Sostenibilità, l’umanità a un bivio: incontro con l’autore all’Innovation Lab

ROVIGO – Un viaggio nella storia e nell’evoluzione del pensiero ecologico. Incontro con Gianfranco Franz ieri pomeriggio allo Urban Digital Center – Innovation Lab: l’appuntamento con l’autore de “L’umanità a un bivio: il dilemma della sostenibilità a trent’anni da Rio de Janeiro”, l’ultimo prima della sosta estiva, è stata anche l’occasione per ripercorrere la vita e il percorso del movimento ambientalista dalle sue origini fino ai nostri giorni.

Ad aprire i lavori, l’assessore all’Innovazione Luisa Cattozzo, che ha portato i saluti dell’amministrazione comunale, per lasciare poi la parola a Franz, architetto, urbanista e docente universitario, che ha presentato il volume che esce in concomitanza con il trentennale della Conferenza di Rio, dopo la quale il mondo ha finalmente aperto gli occhi sul concetto di sviluppo sostenibile. Citando il best seller “I limiti dello sviluppo” (1972) e la I Conferenza Onu di Stoccolma, l’autore ha fissato alcuni punti importanti in questo cammino di consapevolezza verso la sostenibilità parlando di figure cardine come ad esempio Rachel Carson, biologa americana che per prima mise in guardia rispetto alla trasformazione dell’agricoltura statunitense in agroindustria: una presa di coscienza progressiva e collettiva passata anche dall’incidente di Three Mile Island, da cui l’avvento del movimento ambientalista, fino al rapporto Brundtland, che analizza lo stato di salute del pianeta Terra. Moderatore dell’evento, è stato invece Francesco Musco, direttore della ricerca presso l’Università Iuav di Venezia.

«Si arriva così a Rio e agli anni Novanta – ha spiegato Franz – il clima generale rispetto all’esigenza di cambiamento in quel momento era di grande fiducia e ottimismo ma a ben vedere oggi abbiamo perso tre decenni: nonostante si parli continuamente di ambiente e l’argomento sia presente in tutte le agende politiche, la realtà è sotto gli occhi di tutti, con ghiacciai che crollano come la Marmolada, o fiumi in secca come il Po». Per l’autore, la colpa non è però soltanto di governi o strutture sovranazionali: «Parte della responsabilità nel non aver centrato l’obiettivo è anche nostra, di tutti noi. Potremmo a esempio iniziare a ridurre i consumi e di congruenza gli sprechi, partendo proprio dall’acqua».

E poi c’è la questione della comunicazione: «Il mondo della scienza ha sbagliato approccio – ha proseguito Franz – insistere solo sui numeri nel lungo periodo genera rigurgito nell’opinione pubblica, come nel caso della pandemia. Si è anche spinto eccessivamente sul tasto ‘warning’, finendo per generare troppa negatività e alle Cassandre, lo insegna la storia, raramente vien dato ascolto».

Pur salvando alcuni aspetti di quella che appare come una vera e propria battaglia campale per la sopravvivenza del pianeta – Franz ha citato ad esempio l’operato dell’ex ministro all’Ambiente Edo Ronchi, che a fine anni Novanta introdusse il concetto di recupero dando vita ai vari consorzi tuttora in funzione – l’autore ha invocato in chiusura l’esigenza di una “decelerazione” generale per riportare i consumi e quindi l’impatto sull’ambiente in cui viviamo entro limiti più accettabili.