ROVIGO – Il mais polesano e veneto è sotto attacco di un insetto, la nottua, che sta colpendo il territorio a macchia di leopardo. A renderlo noto è Coldiretti Rovigo su dati di Veneto agricoltura e dell’Agrifondo mutualistico che stanno monitorando le colture per verificare puntualmente la situazione, osservando fenomeni di fitopatie o infestazioni parassitarie. La popolazione di questo insetto, praticamente un bruco, è mista; ci sono esemplari stanziali ed altri migratori addirittura dall’Africa.
«L’allerta è stata data ufficialmente a fine aprile – spiega Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Rovigo – e in numerosi casi il danno è talmente elevato che in molte aziende è stato necessario riseminare il mais, aumentando così i costi di produzione: una novità di cui avremmo fatto volentieri a meno».
Come suggerisce il nome, questo insetto è notturno. Si presenta sotto forma di larve chiamate anche ‘bruchi tagliatori’. In questo momento il mais è all’inizio del ciclo colturale, le piantine sono attorno a 15/20 centimetri e la nottua si ciba particolarmente della pianta giovane, partendo dalle radici e interrompendo la sua crescita, devastando interi ettari in pochi giorni. Il trattamento per debellarla non può essere preventivo e va fatto di notte quando l’insetto si occupa della sua nutrizione. «Sono in corso tentativi di difesa attiva per salvare le piante – prosegue Salvan – con gli agricoltori costretti a interventi notturni. Parallelamente, è aperta la difesa passiva tramite Agrifondo che sta già lavorando per comprendere l’entità e l’evoluzione dell’infestazione di nottue e la possibilità di intervenire nel supportare economicamente le aziende nei costi di risemina».
«Il fenomeno ormai è molto esteso. Le denunce fatte dagli agricoltori, tra Veneto e Friuli, superano i 1000 ettari, ma il dato allarmante è che oltre 700 riguardano la sola provincia di Rovigo – commenta Salvan – dove, appunto, la coltura del mais è molto diffusa. Purtroppo, le condizioni climatiche del 2025 sono state favorevoli per la proliferazione della nottua: l’inverno appena passato troppo caldo, con elevata svernata dell’insetto, una primavera con venti da Sud e successive giornate fredde, che hanno causato ritardo nella crescita della pianta, il tutto abbinato alla difficoltà operative dovute alla piovosità diffusa di questa primavera».
«Questa situazione esaspera i nostri cerealicoltori, che intanto sostengono costi sempre più ingenti e mercati sempre più incerti che non valorizzano il nostro prodotto. Servono soluzioni concrete, sia per l’oggi che per il medio periodo: maggior supporto agli strumenti assicurativi e mutualistici, coordinamento tecnico su larga scala, ricerca e sperimentazione per dare soluzioni immediate e a partire dalle prossime semine per evitare che il problema diventi ancora più impattante. Per questo è necessario che istituzioni politiche ed enti, insieme alle organizzazioni come Coldiretti, facciano fronte comune per non arretrare ulteriormente nella superficie a mais, fondamentale per la filiera zootecnia e per le filiere anche dop. Coldiretti non esiterà – conclude Salvan – a fare quanto possibile per proteggere questo settore strategico».