Rovigo celebra il poeta Pietro Conforto Pavarin: inaugurato il parco a lui dedicato nel quartiere San Pio X

Commozione e riconoscenza per una figura che ha raccontato l’anima contadina e autentica del Polesine

ROVIGO – Una mattinata di emozione e memoria quella di sabato 4 ottobre, nel quartiere di San Pio X, dove è stato inaugurato il Parco “Pietro Conforto Pavarin”, dedicato al giornalista, poeta e narratore che più di ogni altro seppe raccontare la civiltà contadina polesana, con il suo linguaggio semplice, ironico e profondamente umano.

Alla cerimonia – che si è svolta in via Vincenzo Giudice – erano presenti autorità civili e religiose, rappresentanti delle associazioni culturali, familiari, amici e conoscenti del poeta, particolarmente conosciuto e stimato in città.

A fare gli onori di casa il figlio Cristiano Pavarin, promotore instancabile dell’iniziativa, che visibilmente commosso ha ricordato la figura del padre e raccontato la genesi del progetto: «Questo luogo nasce dal desiderio di restituire alla città un piccolo spazio di bellezza e riflessione, proprio come papà avrebbe voluto: un luogo semplice, accogliente, dove la memoria e la natura possano incontrarsi».

Il sindaco Valeria Cittadin, ringraziando i promotori e i cittadini presenti, ha espresso l’orgoglio dell’amministrazione comunale nel poter intitolare un’area pubblica a una figura così rappresentativa della cultura locale: «Pietro Conforto Pavarin è stato un testimone autentico della nostra terra e dei suoi valori. Con la sua poesia ha saputo dare voce alla gente semplice, alle radici e alla dignità del lavoro contadino».

Parole di stima e riconoscenza sono giunte anche dal sindaco di Crespino, Angelo Malaspina, e da Edoardo Lubian a nome dell’Amministrazione provinciale, che hanno sottolineato come la sua opera letteraria abbia contribuito a custodire e tramandare la memoria del Polesine.

Nel corso della cerimonia, Bruno Candita ha ricordato il Pavarin narratore e animatore radiotelevisivo, capace di conquistare il pubblico con la sua ironia e con le esilaranti avventure vernacolari di Romanin, trasmesse prima su Teleradio Club e poi su Teleradio Veneto/ATR: «Non era solo un bravo scrittore, era anche un ottimo narratore. Aveva il dono raro di far sorridere e coinvolgere allo stesso tempo, raccontando le piccole grandi verità di un quotidiano ormai scomparso».

A tratteggiarne il profilo umano e letterario è stato il nipote Arnaldo Pavarin, che ha messo in luce il profondo legame dello zio con la natura e la spiritualità, valori che permeano tutta la sua produzione poetica: «In ogni suo verso c’è l’amore per l’uomo, per la terra, per la semplicità e per la bellezza nascosta delle cose umili».

A suggellare idealmente questo legame spirituale, nel giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, è stato don Guido Lucchiari, parroco di San Pio X, che prima di impartire la benedizione del nuovo parco ha letto il Cantico delle Creature e ha poi commentato «Il compito dell’uomo è custodire il creato, difendere la vita e la pace, come ha fatto con le sue parole Pietro Conforto Pavarin».

La cerimonia si è conclusa con la scopertura della targa e il taglio del nastro, accolti da un lungo applauso dei presenti.

Nato nel 1930 alle Paladine di Rovigo, località situata ai confini con il comune di Arquà Polesine, Pietro Conforto Pavarin ha saputo dare voce, attraverso poesie e racconti, alla ruralità polesana, alla dignità del lavoro nei campi e alla saggezza delle generazioni passate. Autore di dodici raccolte poetiche, tra cui Le Paladine (1966), Capel de Paia (1967), Giacheta de veludo (1968), Braghe de tela (1969) e Zavate (1976), ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica per meriti culturali.

Giornalista e divulgatore, collaborò con Il Gazzettino e Il Resto del Carlino, portando la sua voce anche in radio e in televisione. Fondatore del Circolo Artistico Rodigino, fu un appassionato promotore delle arti e un instancabile custode delle tradizioni popolari.

Oggi Rovigo lo ricorda con gratitudine, attraverso un parco che diventa luogo di memoria, cultura e comunità, specchio dell’eredità morale e poetica di un uomo che ha saputo raccontare, con semplicità e profondità, l’anima del suo Polesine.