Credito imprese: Confindustria Veneto Est insieme alle banche, «per evitare i rischi di contrazione creditizia e sostenere la crescita»

Il Presidente Leopoldo Destro: «Molto preoccupati per i rialzi BCE. Interessi al 6-7% bloccano la crescita. Il 38% delle imprese riduce gli investimenti per alti costi credito. Determinante il ruolo delle banche per scongiurare il rischio stagnazione. Nella manovra, rilancio investimenti, cuneo fiscale e Fondo di garanzia». Il Vicepresidente Pancolini: «Unire gli sforzi per garantire il sostegno finanziario necessario, a costi accessibili»

Leopoldo Destro

TREVISO – «Unire gli sforzi per evitare i rischi di contrazione creditizia e la spinta restrittiva su investimenti e consumi e quindi una frenata eccessiva dell’economia», e per «sostenere i piani di crescita delle imprese». Alla luce dell’ennesimo rialzo dei tassi BCE (il decimo consecutivo) e del suo impatto sul costo dei prestiti alle imprese, a cui si aggiunge il rallentamento generale dell’economia.

È l’appello rivolto da Confindustria Veneto Est (CVE) al sistema bancario nel corso dell’incontro che si è svolto martedì 19 settembre a Palazzo Giacomelli a Treviso, tra il Presidente Leopoldo Destro, il Vicepresidente per il Credito, la Finanza e il Fisco Filippo Pancolini, il Direttore Generale Gianmarco Russo e i rappresentanti degli Istituti di credito nazionali (BNL, Banco BPM, Crédit Agricole Italia, Intesa Sanpaolo, MPS, UniCredit) e delle Banche di credito cooperativo operanti nel territorio (Banca Adria Colli Euganei, Banca della Marca, Banca delle Terre Venete, CentroMarca Banca, Federazione del Nord Est, Federazione Veneta, Monsile, Patavina, Prealpi, Roma, Veneto Centrale), per un’analisi congiunta della situazione.

Al centro del confronto, le politiche creditizie e le condizioni di accesso ai finanziamenti da parte delle banche nei prossimi mesi, alla luce della stretta monetaria della BCE – con il più ripido e consistente rialzo dei tassi nella sua storia – della frenata della crescita (e inflazione ancora elevata) e della prossima scadenza delle misure straordinarie a tutela della liquidità (moratorie, garanzie pubbliche sui prestiti). Ma anche dell’imposta straordinaria una tantum sulle banche, che potrebbe determinare una minore capacità di accantonamenti prudenziali e di finanziamento alle imprese e alle famiglie.

Nel primo semestre del 2023 le condizioni di offerta sui prestiti alle imprese (spread, costi, garanzie) rilevate dall’Osservatorio Tassi e Monitor del Credito di CVE, hanno registrato un progressivo irrigidimento (per il 79,1% delle aziende), che si aggiunge a tassi quadruplicati in un anno (5,03% in media sui nuovi finanziamenti ad agosto, 1,26% ad agosto 2022), con conseguente, drastica riduzione della domanda. Un warning che riflette una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza verso di esso, connessa alla forte incertezza del quadro macroeconomico. Una stretta che trova conferma nei dati sui prestiti: a fine giugno 2023 lo stock del credito alle imprese in Veneto è diminuito su base annua di 3.913 milioni di euro (-5,3%), in modo più marcato per le piccole imprese (con meno di 20 addetti, -9,5%). La qualità degli impieghi è ancora elevata, con crediti deteriorati sotto controllo. La stretta monetaria si è trasmessa, tramite il canale del credito bancario, all’economia reale con rischi al ribasso per la crescita e gli investimenti.

In questo quadro, la collaborazione tra sistema imprenditoriale e banche diventa fondamentale per offrire soluzioni concrete in grado di dare sollievo a imprese e famiglie attraverso il sostegno finanziario necessario, operazioni di rinegoziazione e allungamento dei prestiti. Un appello che ha registrato la positiva disponibilità degli Istituti e Bcc presenti al tavolo a collaborare per il sostegno del sistema produttivo e degli investimenti e per criteri di offerta sui prestiti alle imprese a costi accessibili.

«Siamo molto preoccupati – dichiara Leopoldo Destro, Presidente di Confindustria Veneto Est. Il forte aumento dei tassi determinato dalle decisioni della BCE crea tensioni finanziarie alle imprese e rappresenta un grosso freno ai nuovi investimenti, proprio in un momento in cui costituiscono una leva centrale per portare avanti la transizione green e digitale e scongiurare il rischio stagnazione. Il costo del denaro per le aziende è arrivato al 6-7%. Non sorprende pertanto che, secondo il nostro Osservatorio, il 38,1% stia riducendo o abbia sospeso gli investimenti data la situazione di incertezza a cui si aggiunge la difficoltà nel reperire risorse finanziarie a costi accessibili. Meno investimenti vuol dire meno crescita. Il sistema bancario ci ha assicurato la volontà di continuare a concedere credito in questa fase ed è un segnale che registriamo in modo molto positivo. Il ruolo delle banche sarà determinante per offrire soluzioni comuni in grado di invertire la spinta restrittiva su investimenti e consumi e quindi una frenata eccessiva dell’economia. Con questa consapevolezza, vogliamo lavorare insieme con l’obiettivo di supportare al meglio l’accesso al credito e la crescita delle imprese. Altrettanto cruciale sarà l’azione del Governo a partire dalla Legge di Bilancio, che dovrà prevedere, a nostro avviso, misure di rilancio degli investimenti, potenziare in modo strutturale la riduzione del cuneo fiscale a beneficio di produttività e salari, intervenire sul regolamento di accesso al Fondo di garanzia, lo strumento principale di supporto al credito in Italia, rendendo strutturale la soglia massima di garanzia ad almeno 5 milioni ed estendendo l’utilizzo alle Mid-Cap».

«La questione dei tassi è molto seria, soprattutto alla luce del nuovo rialzo BCE – commenta Filippo Pancolini, Vicepresidente Confindustria Veneto Est per il Credito, la Finanza e il Fisco . Si tratta forse della principale preoccupazione delle imprese in questo momento. L’aumento dei tassi, ai massimi storici, rende più tesa la loro situazione finanziaria, in un momento in cui escono già fortemente impattate da crisi pandemica e caro energia. L’effetto è che viene a mancare un sostegno a produzione e investimenti, che è invece essenziale per affrontare la transizione ecologica e digitale in atto. Uno scenario di credito più caro e inflazione alta frena la domanda e deve costituire un campanello d’allarme per tutti. Se siamo riusciti ad affrontare emergenze come la pandemia o la crisi energetica conseguente al conflitto russo-ucraino è grazie anche alla collaborazione tra sistema imprenditoriale e banche e al coraggio delle aziende. Dobbiamo proseguire su questa strada, unire gli sforzi per scongiurare una contrazione creditizia dannosa per tutti, garantire il sostegno finanziario necessario per realizzare piani di crescita, di innovazione e di transizione energetica».

Filippo Pancolini