Applausi a Castelmassa per la piacevole serata d’atmosfera vintage offerta da Matteo Ferrari

Tra libera eleganza e humor inglese, l’artista si è esibito in Piazza della Libertà presentando, tra gli applausi del pubblico, il suo spettacolo “Maramao, canzoni tra le guerre”

Il cantante Matteo Ferrari (Foto: Nicolò Politi)

CASTELMASSA (RO) – Una serata elegante, raffinata, divertente con garbo, satura del talento e della competenza artistica del giovane poliedrico attore Matteo Ferrari, in scena col suo spettacolo “Maramao, canzoni tra le guerre”: secondo appuntamento di Tra ville e giardini 2022, che si è svolto ieri sera, 17 luglio, in una luminosa ed evocativa Piazza della Libertà, a Castelmassa.

Una splendida piazza, usata per la copertina della prima edizione del 1948, del romanzo di Giovanni Guareschi “Don Camillo, mondo piccolo” – come ha ricordato il vicesindaco Roberta Azzolini salutando il pubblico – non poteva essere cornice più azzeccata allo spettacolo. Una serata vintage, dedicata ai capolavori della canzone italiana prima della Seconda guerra mondiale, tra swing all’americana, ritratti goliardici di improbabili animali antropomorfi e tragici amori eternamente struggenti. Un mondo vissuto tra due guerre, che nella leggerezza tentava di esorcizzare le difficoltà che la storia andava intessendo, è stata l’occasione per un parallelismo con la fragilità dell’attuale periodo ed una riflessione condivisa del direttore artistico di Tra ville e giardini, Claudio Ronda: «Questa sera sarà un viaggio musicale leggero, però, in mezzo alla leggerezza, ricordiamoci che dobbiamo tutti impegnarci perché le guerre non succedano».

Completo azzurro lucido, fazzoletto, rosso a contrasto nel taschino, papillon e capelli impomatati. Il trucco perfetto di Matteo Ferrari, attore trentino, formato al teatro musicale di stampo anglosassone, crea subito un sipario aperto su un anello del tempo attraverso cui gli spettatori possono sbirciare. Quasi, quasi, fa meraviglia che non sia in bianco e nero. “Ti parlerò d’amor” (1944, Bracchi e Martinelli per Wanda Osiris) e “Tu musica divina” (1940, Bracchi e D’Anzi per Alberto Rabagliati) sono l’incipit dello spettacolo, filologicamente rispettose, e rimandano ad un mondo che tutti ricordano senza aver mai visto. Ma Matteo Ferrari è tutt’altro che interprete pedissequo: lui riedita i vecchi brani, li riporta al contemporaneo senza retorica o banalità, ne tira fuori la verve divertente o il dramma o le assurdità latenti, li sviluppa o li ridimensiona, a piccole dosi, ma con infinito amore e rispetto. D’altra parte, lo dice lui stesso: «Questa sera vogliamo ricordare la costanza di tanti artisti, che pur vivendo in tempi difficili, hanno continuato a portare avanti la loro arte. La musica ci tiene in vita!». Da capace attore e cantante teatrale, modula e modifica la voce, facendo sfoggio di una padronanza tecnica non indifferente, cambia timbro e tonalità anche durante il canto, assecondando il testo; racconta l’origine dei brani, canta e spezza le melodie con commenti apparentemente casuali, accompagna la voce con la gestualità teatrale, intavola gag e tormentoni col pianista, Simone Cappello (“Stai guardando un altro spartito, Simone?”); canta in ucraino per solidarietà (l’ultima strofa della celeberrima “Lili Marlen”, originale tedesco del 1938); canta in tedesco “Non ti scordar di me” (lanciata da Beniamino Gigli nell’omonimo film del 1935); mette a confronto, derivandone l’una dall’altra “Ho un sassolino nella scarpa” (1943, Marcello e Fernando Valci, per Natalino Otto) con “I got rhythm” dal musical “Girl crazy” del 1930, scritto dai fratelli Gershwin durante la “Grande depressione” americana: «Ho sempre il timore di trovare qualche parente dei fratelli Valci nel pubblico…» – chiosa.

È un fiume di parole in musica, di sentimenti, di ricordi, di citazioni, di battute eleganti all’inglese che ricorda Raimondo Vianello o Erminio Macario, ma prima ancora, l’alba del varietà nel teatro degli Ettore Petrolini e Raffaele Viviani.

«Simone! – ricordiamoci che stiamo parlando di un funerale…». E Cappello attacca la marcia funebre che si trasforma in un’irresistibile allegra e tristissima “Maramao, perché sei morto?”, il brano cult del Trio Lescano, annata 1939.

La serata corre via tra applausi e meraviglia. Il pubblico, pur conoscendo le canzoni, se ne va via arricchito dalla loro riscoperta, dagli aneddoti, dall’atmosfera composta, dall’energia scambiata col protagonista e con la consapevolezza di aver vissuto un momento di grande arte.

Tra Ville e Giardini XXIII è promossa ed organizzata da Provincia di Rovigo in ambito RetEventi, co-finanziata da Regione del Veneto, sostenuta da Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, con l’organizzazione tecnica di Ente Rovigo Festival, direzione artistica di Claudio Ronda, e la partnership dei Comuni di Adria, Ariano nel Polesine, Badia Polesine, Canda, Castelmassa, Ceneselli, Corbola, Ficarolo, Frassinelle Polesine, Fratta Polesine, Lendinara, Occhiobello, Polesella, Porto Tolle, Rovigo.